Il romanzo familiare dei nevrotici (1908)

(1908, 5: 471-74)

Nelle nevrosi si nota che, tra gli altri fattori, ci sono intensi impulsi di rivalità sessuale che contribuiscono alla formazione di quel sentimento di esclusione provato dal bambino, sentimento che lo fa sentire come messo in disparte. Quando il bambino poi cresce tentando di staccarsi dai genitori, egli considera la loro autorità come ostile credendo che il suo affetto non sia del tutto ricambiato. L’individuo di sesso maschile si mostra più incline a reazioni ostili nei confronti del padre rispetto alla madre. Il successivo passaggio evolutivo di questa iniziale separazione dai genitori si può indicare con l’espressione “romanzo familiare” dei nevrotici. Quando il bambino inizia a conoscere le diverse funzioni sessuali proprie del padre e della madre, il romanzo familiare subisce una significativa limitazione: il bambino innalza il padre, ma non ha più dubbi sulla provenienza della madre, considerata adesso come qualcosa di immutabile. Questa seconda fase (sessuale) del romanzo familiare è sostenuta mediante la conoscenza dei fatti sessuali a partire dalla quale emerge la tendenza a inventare situazioni e relazioni erotiche: è qui, in questa fase che si può riscontrare la tendenza a mettere la madre, oggetto di curiosità sessuale, in una posizione di segreta infedeltà o di celate relazioni amorose. A partire da queste considerazioni, le prime fantasie, quelle asessuali, vengono riattualizzate a partire dalle conoscenze odierne. La sopravvalutazione che caratterizza i primissimi anni d’infanzia si palesa proprio in queste fantasie.

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Cfr. S. Freud, Il motto di spirito e altri scritti 1905-1908, Opere di S. Freud, Vol. 5, Torino, Bollati Boringhieri, 2001.