Dalla storia di una nevrosi infantile (Caso clinico dell’uomo dei lupi) (1914): parte 6

Materiale aggiuntivo dai tempi remoti. Soluzione (7:562-75)

Spesso accade che, proprio quando l’analisi sta terminando, improvvisamente affiorano nuovi ricordi che fino ad allora, erano stati con cura tenuti segreti. Il soggetto comunicò ad un certo punto un ricordo che si riferiva al periodo in cui la sua “cattiveria” stava per mutare in angoscia. Egli correva dietro ad una grande e bella farfalla. All’improvviso, mentre la farfalla si era posata su un fiore, fu assalito da una terribile paura e scappò via velocemente urlando. In quel momento in lui era riaffiorato il ricordo di una scena angosciosa: una creatura femminile. Freud interpretò la farfalla come un ricordo di copertura dietro il quale si celava il ricordo di una giovane bambinaia, prima che in casa sua ci fosse l’attuale bambinaia. Il piccolo paziente, osservando la ragazza che lavava il pavimento, fece la pipì per terra, e la ragazza reagì minacciando di evirazione. Nel momento in cui vide la bambinaia in ginocchio affaccendata a lavare il pavimento, con le natiche sporgenti e la schiena orizzontale, il bambino ritrovò in quella posizione quella che la madre assunse nella scena del coito con il padre. La ragazza in quel momento rappresentava sua madre e fu assalito da un eccitamento sessuale. Reagì allora verso di lei in modo maschile, come il padre. L’inappetenza prima, la fobia dei lupi dopo, la religiosità ossessiva dopo ancora. Ecco la sequenza completa delle sue malattie infantili da cui deriverebbero la predisposizione al crollo nevrotico manifestatosi negli anni seguenti al periodo della pubertà. La nevrosi dell’adulto si costruisce sempre a partire da una nevrosi infantile. Il soggetto convogliava il suo male in un lamento: la vita era per lui avvolta in un velo, velo che si lacerava solo in una sola condizione: quando, dopo un clistere, il contenuto dell’intestino passava per l’ano, solo in questo caso egli si sentiva nuovamente bene e, per un fuggevole istante, riusciva a vedere il mondo con chiarezza. Ricordò di aver sentito dire di esser venuto al mondo in un amnio, ovvero in un velo che lo separava dal mondo. Ciò portò a galla la fantasia della rinascita associata al velo rappresentato dall’amnio.

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Cfr. S. Freud, Totem e tabù e altri scritti 1912-1914, Opere di S. Freud, Vol. 7 Torino, Bollati Boringhieri, 2000