Studi sull’isteria (1892-1895)

Casi clinici: Signorina Anna O. (Breur) 189-212

Ogni giorno, nel pomeriggio, Anna O. si assopiva per addormentarsi profondamente verso il tramonto. Apparivano come due stati di coscienza differenti: nel primo ella aveva consapevolezza di del mondo intorno a lei, nell’altro ella invece mostrava delle vere e proprie assenze, con dei vuoti nelle rappresentazioni coscienti. Quando era preda di quest’ultima condizione,  raccontava di una vicenda inventata che sarebbe accaduta durante la giornata. Poco dopo aver concluso il racconto si destava da quello stato di incoscienza senza dubbio rasserenata, il termine da lei usato è “agevole”. L’autoipnosi serale, le costruzioni fantastiche e la liberazione dall’accumulo di condensazione attraverso la verbalizzazione del racconto ebbero luogo per circa diciotto mesi. Breur sottolinea che la giovane Anna è caratterizzata da un eccesso di energia psichica non sufficientemente messa in circolo nella vita familiare che risulta noiosa e scarsamente stimolante dal punto di vista intellettuale ed è per questo che ella si sfoga attraverso le costruzioni fantastiche. Inoltre mette in evidenza come ci sia un vero e proprio Il “teatro privato” prodotto dal suo continuo sognare ad occhi aperti, ed è su questo che si la base a dissociazione della personalità.

Casi clinici: Signora Emmy von N, quarantenne, della Livonia (Freud) 213-262

Emmy von N., un’isterica, facilmente inducibile in uno stato di sonnambulismo. Inizialmente Freud curò la donna con il metodo dell’ipnosi, ma ben presto ciò si rivelò improduttivo e Freud iniziò col trasmettergli insegnamenti che sarebbero dovuti restare sempre presenti alla sua mente per evitare che cadesse nuovamente in tali condizioni. Freud attraverso la costatazione della facilità con cui ella produceva deliri e allucinazioni, le trasformazioni di personalità ingenerate dal sonnambulismo e altri dati clinici mostravano un quadro psicopatologico che orientava verso al diagnosi di isteria, seppur con scarsa conversione. I sintomi si palesavano attraverso, fobie, variazione dell’umore e abulia. Freud considera tali sintomi come causati fondamentalmente da affetti connessi ad esperienze traumatiche.

Casi clinici: Miss Lucy R., trentenne (Freud) 263-279

Un collega di Freud inviò a quest’ultimo una giovane paziente affetta di rinite purulenta. Depressa, spossata, la giovane si mostrava perseguitata da odori che solo lei percepiva. Freud sottolinea che laconditio sine qua non per cui si possa instaurarsi l’isteria è un conflitto fra l’Io e una rappresentazione  che si palesa e che risulta essere inaccettabile. L’isteria consente di liberarsi di tale incompatibilità attraverso la conversione dell’eccitamento prodotto dalla rappresentazione in un’innervazione corporea, mentre la rappresentazione inaccettabile risulta essere rimossa dalla coscienza. La coscienza trattiene il ricordo corporeo generatosi dalla conversione patendo l’affetto che più o meno consapevolezza è legata a quel ricordo. Freud evidenzia che nei casi di isteria si realizza ciò che generalmente si critica nelle terapie sintomatiche e cioè che si è riusciti a guarire un sintomo  solo perché sostituito con un altro che prende il suo posto. L’esperienza traumatica si realizza quando la contraddizione si palesa all’Io e l’Io si arrocca rimuovendo tale inaccettabile rappresentazione. La prima volta che si realizza ciò si cristallizza un nucleo che costituisce un insieme psichico separato dall’Io, intorno al quale si condensa successivamente qualla serie di elementi psichici a partire dai quali quell’idea inaccettabile risulta accettabile. Freud sostiene che tale scissione della coscienza, nei casi di isteria acquisita, è voluta e intenzionale. Il percorso terapeutico, in questo caso, consiste nel indurre quell’insieme psichico scisso a riunirsi con la coscienza dell’Io.

Casi clinici: Katharina…(Freud) 280-289

Ragazza di diciotto anni che in un rifugio di montagna chiede a Freud di potergli raccontare un suo disturbo.  Ella ha avuto il suo primo episodio d’angoscia due anni prima. Katharina ammise che lo zio aveva fatto delle avance nei suoi confronti e verso la cugina Franziska. Freud sperava che la giovane essendosi sfogata con il suo racconto potesse sollevarsi del suo peso, ma nonostante ella ritenne ammissibili le sue ipotesi interpretative non le riconobbe come esperienze realmente vissute. Freud ritenne di poter diagnosticare un’isteria acquisita. Nell’analisi dell’isteria  prodotta da traumi sessuali si riscontra che le impressioni avute nella fase presessuale, che apparentemente non hanno prodotto effetti sul bambino, diventano traumatici in un secondo momento come ricordi, quando in età più matura ci si confronterà con la vita sessuale. L’angoscia di Katharina era di natura isterica, cioè era ripetizione di quell’angoscia manifestatasi durante le esperienze sessuali traumatiche da lei patite.

Casi clinici: Signorina Elisabeth von R. (Freud) 290-332

La signorina Elisabeth von R. di ventiquattro anni, deambulava male, con il corpo ricurvo, seppur senza avvalersi di alcun sostegno. Freud confermò la diagnosi avanzata dal collega che gliela inviò: isteria. Pur mostrandosi molto intelligente e consapevole dei suoi dolori si mostrò alquanto vaga nelle descrizioni che faceva di essi. Inoltre quando si pizzicava la pelle e la muscolatura iperalgesica delle gambe Freud notò che sul suo volto si manifestava una strana smorfia di piacere, piuttosto che di dolore, come ci si sarebbe aspettati in quel caso. Per molto tempo Freud non riuscì a trovare un collegamento l’evoluzione della patologia e la patologia in quanto tale. Egli ipotizzò che la conversione si originò non a partire dalle impressioni originali, ma sui ricordi di esse. Anche in un latro caso, quello della signorina Rosalia H., dedita da alcuni anno allo studio del canto, aveva palesato un legame tra il canto e la parestesia isterica, collegamento che veniva preannunciato da alcune sensazioni fisiche prodotte nel cantare. Ella lamentava di non riuscire a comandare la sua bella voce in certe tonalità. Attraverso la riproduzione delle impressioni perturbanti e la abreazione delle stesse, Freud si sforzò di eliminare il sintomo isterico. Un altro caso ancora, quello della signora Cäcilie M. sembrava confermare le ipotesi di Freud. Tra i vari sintomi ella ne mostrava uno particolarmente significativo, una nevralgia facciale molto invalidante, che la colpiva improvvisamente due o tre volte in un anno, per cinque/dieci giorni, senza che nessuna terapia sortisse effetti e per sparire senza preavviso, proprio come era apparsa. In questo la dinamica conflitto/difesa sembrava essere la chiave di lettura del caso. La nevralgia, effetto della conversione, era il segno caratterizzante di uno specifico eccitamento psichico che è stato successivamente risvegliato attraverso le associazioni emerse dall’attività mentale, attraverso una conversione in grado di simbolizzare tale eccitamento psichico. È questa la chiave di lettura che Freud darà anche del caso della signorina Elisabeth von R.

Per la psicoterapia dell’isteria (Freud) 394-439

Dalle indagini sull’origine della sintomatologia isterica Freud individua una metodologia terapeutica. I vari sintomi si estinguono con rapidità e definitivamente nel momento in cui si riesce ad avere la massima consapevolezza del ricordo connesso all’esperienza determinante, ridestando allo stesso tempo anche l’affetto ad esso connesso e quando il paziente riesce a narrare circa l’evento nel modo più esauriente possibile rappresentando attraverso la parola l’affetto in gioco. Le origini delle nevrosi sono rintracciabili nei fattori sessuali. Freud sottolinea che i casi puri di isteria o nevrosi ossessiva sono rari, si incontrato generalmente casi misti. Inoltre queste due nevrosi usualmente si accompagnano con una nevrosi d’angoscia. A partire dalla considerazione che molti pazienti isterici sono refrattari alla ipnosi Freud teorizza che l’obiettivo terapeutico fondamentale sia quello di superare una forza psichica che si oppone al processo di cura orientato a far sì che le rappresentazioni patogene diventino coscienti e cioè vengano ricordate. Attraverso le associazioni spontanee, le rappresentazioni patogene  apparentemente dimenticate emergono alla coscienza. È necessario solo rimuovere qualche ostacolo, in particolare uno blocco connesso alla volontà della persona. L’immagine apparsa nel ricordo, si dissolve man mano che il paziente avanza nella sua descrizione. Si può dire che tale ostacolo si sgonfia nell’essere tradotto in parole. Nelle fasi più avanzate del trattamento, se si individua la connessione tra il sintomo e e la sua causa originaria, può rivelarsi molto utile comunicarla al paziente. È facile comune rendersi conto di non riuscire di convincere il paziente circa ciò che egli sostiene di non sapere. Inoltre Freud individua un altro ostacolo, questa volta esterno, che incide negativamente sul processo terapeutico: la compromissione del rapporto medico-paziente che si concretizza in tre casi principali e soprattutto con le donne: se i paziente si sente trascurata, poco apprezzata, o se le sono giunte cattive voci circa il medico o il metodo di cura; quando subentra la paura di abituarsi eccessivamente al medico e di perdere la propria autonomia nei suoi confronti; quando si ha il timore di trasferire sul medico le rappresentazioni dolorose emerse durante il lavoro analitico.