Isteria

“Stia zitto! Non parli! Non mi tocchi!” (7/17)

Il corpo biologico è segnato, parlato, e ciò comporta una perdita e allo stesso tempo una divisione.

Il linguaggio crea una cesura tra il corpo e il soggetto.

Il corpo è l’effetto di una costruzione possibile grazie al linguaggio.

“L’uomo ha un corpo” dice Lacan[i].

Il soggetto nasce immerso nella parola.

Il soggetto sostenuto dal significante, esiste anche dopo la morte del corpo.

L’isterica è l’esempio di come noi non siamo identificati a pieno con il nostro corpo, c’è un difetto di identificazioni che si esprime proprio con i sintomi che manifesta il corpo. È una cesura questa che non sarà possibile ricucire, una faglia strutturale.

In questo spazio di separazione tra soggetto e corpo si costruisce il nostro sapere, intraducibile, intimo, sul nostro corpo.

Tuttavia qualcosa del reale della pulsione (o godimento, come lo chiama Lacan) non si lascia iscrivere nel simbolico, non è addomesticabile. È quello che J. A. Miller chiama «corpo vivente (…) corpo affetto da godimento»[ii].

La psicoanalisi è nata proprio per studiare il corpo che ha smesso di obbedire alla fisiologia naturale, parliamo del corpo delle isteriche.

«La psicoanalisi comincia il suo cammino a partire dall’incontro con il corpo isterico che rifiuta il diktat del significante padrone, il corpo che fa mostra del proprio frazionamento e che si separa dagli algoritmi del sapere inscritti nella sua sostanza»[iii].

Il corpo è pervaso da energie che spingono autonomamente, separato dal sapere che ci viene imposto dal “padrone”, dal linguaggio, dal simbolico.

È un corpo che subisce la verità assoluta della pulsione.

Il corpo dell’isterica subisce l’iscrizione non mediata dal simbolico, cioè la simbolizzazione fallisce grazie alla rimozione.

Freud a tal proposito usa l’espressione “compiacenza somatica”[iv] mentre Lacan ‘rifiuto del corpo’, che approfondiremo più avanti. La compiacenza somatica indica che il sintomo isterico è legato all’organo e dice qualcosa rispetto ai significanti e alla loro combinazione che si manifesta nel corpo. In Disturbi visivi psicogeni nell’interpretazione psicoanalitica la cecità parziale non sembra trovare riscontri organici.

Miller ne parla in Biologia lacaniana, per descrivere come il corpo sia in grado di rifiutare: «l’obiezione del corpo nei confronti del significante padrone»[v].

Le pulsioni dell’Io hanno la funzione di garantire la sopravvivenza. L’organismo è predeterminato per sottostare e obbedire a questo sapere.

Le pulsioni parziali sono svincolate da questo funzionamento predeterminato.

Le pulsioni parziali e l’Io lottano nel corpo che diventa luogo di tormenti: «Il corpo isterico […] è un corpo conteso tra l’autoconservazione da una parte e il godimento pulsionale in frammenti»[vi].

La compiacenza somatica corrisponde a quello che Lacan chiama “rifiuto del corpo”.[vii]

In Imbrogli del corpo, Miller sostiene che la compiacenza somatica è qualcosa di diverso dal “rifiuto del corpo”.

Il desiderio entra in gioco nella compiacenza somatica. Il significante-padrone invece entra in gioco nel rifiuto del corpo. Sono due facce della stessa medaglia, cioè il corpo isterico rifiuta da un lato il sapere naturale che indica la strada dell’auto-conservazione del proprio corpo (procreazione) e dall’altro rifiuta il corpo dell’Altro nella sessualità.

Il godimento del corpo (soprattutto, ma non solo quello che passa attraverso la sessualità) oltrepassa, va aldilà del sapere che abbiamo sull’organismo. Il sintomo isterico ne è l’esempio lampante: è un godimento che non si lascia afferrare dal sapere medico, scientifico, dal sapere del padrone.

Il padrone e l’isterica costituiscono la coppia centrale nella clinica lacaniana. Nel Seminario XVII (Il rovescio della psicoanalisi) ne parla chiaramente. È il seminario in cui introduce i quattro discorsi.

Il discorso dell’isterica capovolge il discorso del padrone, cioè in esso il corpo si oppone al significante padrone, non gli obbedisce. [viii] [ix] [x].

In questo senso c’è rifiuto del corpo in riferimento al significante-padrone e compiacenza somatica in riferimento al desiderio.

Per esempio, ricordiamo il caso della Signora Emmy von N., quarantenne, della Livonia che lamenta dolori generalizzati, crampi alla nuca, frequenti contrazioni degli arti, insonnia, eloquio affaticato, balbettii, tic, movimenti convulsi…e le sue risposte alle domande di Freud sull’origine presunta di questi sintomi saranno sempre del tipo “Oh, non lo so”, “Non so”.

Tuttavia gli dice poi di starsene zitto, rifiuta il suo sapere sulla sofferenza: «Tanto più sorprende il fatto che ogni pochi minuti essa tronchi il discorso, contraendo il volto in un’espressione di orrore e ripugnanza, e tenda verso di me la mano, stendendo contraendo le dita, mentre con voce cambiata e angosciata esclama “Stia zitto! Non parli! Non mi tocchi»[xi]. Il caso clinico di Emma Von N. mostra bene come la nascita della psicoanalisi sia stata possibile grazie al desiderio urlato (“Stia zitto! Non parli! Non mi tocchi!”) e non solo da quello del medico curante, di colui che ha un sapere sulla sofferenza.


[i]  Lacan J., Joyce il sintomo, in “La psicoanalisi” n.23, Astrolabio, Roma, p.94.

[ii] Miller J.A., Tre conferenze sul sintomo: Lacan con Joyce, in “La psicoanalisi” n.23, Astrolabio, Roma, p. 15.

[iii] Ibidem pag. 69. [CITAZIONE DA VERIFICARE]

[iv] È la trasformazione della somma di eccitamento agganciata ad una rappresentazione inaccettabile per l’Io in qualcosa di somatico. La rappresentazione viene rimossa mentre le reazioni somatiche connesse al vissuto traumatico si convertono attraverso quelle vie di scarico già utilizzate in passato. E da qui che emerge l’espressione di compiacenza somatica. Freud S., Frammento di un’analisi di isteria, in OSF, vol. 4, p.333.

[v] Miller J.A., Biologia lacaniana ed eventi di corpo, La psicoanalisi n.28, pag.70.

[vi] Ibidem pag.73.

[vii] Lacan J., Il seminario Libro XVII. Il rovescio della psicoanalisi, Einaudi, Torino, 2001, p.112.

[viii]

Nel discorso dell’isterica il soggetto sofferente per i suoi sintomi, il soggetto diviso ($) si rivolge al significante padrone (S1), che si trova nel luogo dell’Altro (sapere medico, scientifico, sapere del padrone). «Il soggetto diviso si mette al posto del significante-padrone, non gli ubbidisce, lo respinge al posto dell’altro (…); il suo corpo esprime più un dire-no che un dire-sì». Miller J.A., a cura di, Gli imbrogli del corpo, Ed. Borla, Roma, 2006 pag.122.

[ix] Il sintomo isterico appartiene ad un soggetto diviso dal significante, un soggetto che «si rifiuta di farsi il corpo del significante padrone». Ibidem, pag.123.

[x] Lacan scrive «A proposito dell’isterica si parla di compiacenza somatica. […] non dovremmo in fondo accorgerci che […] si tratta piuttosto di un rifiuto del corpo? Seguendo l’effetto del significante-padrone, il soggetto isterico non è servo, viene al posto del padrone». Ibidem, pag.123. Il corpo dell’isterica è un corpo frammentato e i suoi sintomi sono significanti ma allo stesso tempo includono una quota di godimento (a) che non si lascia irretire dal processo di significazione (S2). Il sintomo cela dentro, nel suo essere ricettacolo di sofferenza e dolore, il più-di- godere del soggetto. Nel Seminario X Lacan l’oggetto a sfugge alla simbolizzazione. L’oggetto a è più-di-godere, cioè resto del godimento perduto. Il sintomo spinge gli ad una sua interpretazione. Il luogo dell’Altro occupato da S1, ovvero da un significante, non da una persona in carne ed ossa. Quando il soggetto isterico domanda una risposta allo psicoanalista e costui cade nella trappola rispondendo con una significazione, propinando un “senso” per quel sintomo, lo psicoanalista sarà nella posizione di padrone, di colui che sa e ciò, lo renderà inevitabilmente “scarto”, scartato.  È importante sottolineare che la psicoanalisi nasce proprio quando l’isterica rivolge il suo appello all’Altro a partire dal più-di-godere alla base della sofferenza sintomatica.

[xi] Breuer J., Freud S., 1886‐1995, Studi sull’isteria e altri scritti, OSF 1, p.213.