Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile (1920)

Freud inizia con il sottolineare che l’omosessualità femminile non è meno frequente di quella maschile e che nonostante ciò oltre ad essere stata ignorata dalla legge è stata trascurata anche dalla psicoanalisi. Freud riporta l’unico caso che all’epoca è stato possibile con una certa serietà. Si tratta di una giovane ragazza di diciotto anni, di bell’aspetto,  intelligente e di buona famiglia che iniziando a mostrare il suo interesse ad una signora di circa dieci anni più grandi di lei, molto conosciuta in città, causa molta preoccupazione nei genitori, in particolare nel padre. Da quello che si sa questa signora vive con un’altra donna sposata,  con la quale ha una relazione intima e allo stesso tempo coltiva altre relazioni con una quantità indefinita di uomini. La giovane non disdegna di mostrarsi per le strade più frequentate della città in compagnia della donna, non curandosi affatto affatto della sua reputazione. Sovente, inoltre, con menzogne ed inganni di ogni tipo, si incontra segretamente con la donna. Ad un certo punto tentò il suicidio e circa sei mesi dopo i genitori chiesero il sostegno di un medico. L’omosessualità della giovane esasperava profondamente il padre e per questo si mostrò deciso nel volerla combattere con tutte le forze. La madre invece, dal canto suo sembrava non mostrarsi così gravemente colpita dalla situazione. La ragazza in effetti non mostrava gravi sintomi né si lamentava della sua situazione. Nei sui precedenti innamoramenti non era andato oltre qualche bacio e qualche abbraccio; non aveva pertanto ancora avuto rapporti sessuali completi. Non c’era nessuna trasformazione fisica che la allontanava dal tipo fisico femminile, e non c’era nessun disturbo mentale evidenziato.

La ragazza, dice Freud, sembra aver attraversato senza problemi il complesso edipico femminile. Non sono emersi ricordi di sogni sessuali né  l’analisi ne fece emergere alcuno. Durante l’età scolare e quella prebuberale conobbe gradualmente il funzionamento della vita sessuale con quella giusta armonia tra voglia di scoprire e leggera titubanza che Freud definisce normale. A cavallo tra i tredici e i quattordici anni mostrò un tenera affettuosità da tutti considerata troppo esagerata nei confronti di un bimbetto poco meno che treenne che vedeva regolarmente in un parco giochi. Dopo poco non mostrava più interesse per il bambino ma cominciò a mostrarne invece per donne di una certa età seppur ancora giovanili. Il padre intervenne con severe punizione per limitare questo strano comportamento. Freud, facendo una analisi della sua dinamica famigliare, sottolinea come la ragazza ebbe una grande delusione proprio quando si trovava nella fase della reviviscenza puberale del complesso edipico infantile. Ella era consapevole del suo desiderio di avere un bambino maschio; ma il fatto di desiderare un figlio dal proprio padre, un figlio che assomigliasse a quest’ultimo, non era accettato dalla sua coscienza. Quando successivamente accadde che la rivale inconsciamente odiata e cioè la madre ebbe ciò che lei desiderava, e cioè un figlio da suo padre, corrucciata e avvilita, rifiutò il padre gli uomini in genere. Si mette in posizione di uomo per prendere la madre come oggetto d’amore al posto del padre. Il suo porsi nei confronto della madre si mostrò ambiguo fin dai primi tempi e per questo non le fu difficile riattualizzare quell’amore che un tempo provava per la madre, e che adesso usa per compensare la sua avversione verso di lei. Visto che con la madre reale questa scelta aveva ovviamente pochi sbocchi, questa trasformazione emotiva produsse la ricerca di un sostituto materno verso cui convogliare il suo amore.  Tale tendenza libidico si consolidò ancor di più quando la giovane si rese conto di quanto sgradita al padre fosse questo atteggiamento. Tale inversione si stabilizzò definitivamente quando nella “signora” trovò un oggetto che oltre al soddisfacimento delle sue tendenze omosessuali appagava anche quella parte di libido eterosessuale rimasta agganciata al fratello.

La giovane omosessuale con la donna amata assunse un comportamento tipicamente maschile: resasi conto che la signora era di facili costumi e si lasciava andare a relazioni torbide di ogni tipo reagì provando una grande compassione per lei, fantasticando progetti di ogni tipo per “salvare” l’amata da quella insostenibile situazione. Dopo che il padre le aveva viste passeggiare insieme la donne decise di porre fine alla storia e per questo la ragazza tentò il suicidio. Il tentato suicidio rappresenta per Freud la realizzazione di un’autopunizione e contemporaneamente di un desiderio. La giovane catalizzò su Freud il rifiuto degli uomini prodotto dalla delusione inflitta dal padre. La componente affettiva della vendetta e della rivendicazione contro il padre produrrà il suo carattere freddo e riservato. Ella mostrava due tendenze opposte: quella di imbrogliare il padre e quella di di compiacerlo, la prima si originava dalla rimozione della seconda.

Ovviamente Freud non intende affermare che tutte le ragazze che si trovi a vivere una dinamica edipica di questo tipo sia inevitabilmente destinata all’omosessualità. È necessario che trascorra un certo periodo di tempo, anche nella persona normale, prima che avvenga la scelta definitiva dell’oggetto d’amore. Innamoramenti omosessuali, legami intensi con un’impronta sessuale sono fisiologici per entrambi i sessi nei primi anni dopo la pubertà.

(Cfr. Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile (1920) in L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, (rist. 2006) Vol. 9: 141-49)