Percezione senza oggetto (7/23)

Lacan sottolinea l’importanza di questo sincronismo neurale, ed è solo grazie a lui che riusciamo ad avere bene in mente questo passaggio fondativo: «Tutto comincia, dal fatto che nella Gleichzeitigkeit [simultaneità] possono presentarsi nello stesso tempo al soggetto più significanti»[i]. La concomitanza fra traccia neurale, traccia psichica e significante si gioca proprio a partire da questa simultaneità, la simultaneità tra la percezione del proprio stato somatico, quella del proprio grido e quella della consolazione che il latte materno è in grado di dare (l’azione dell’Altro).

Ora, la plasticità neurale crea le condizioni affinché si formi una traccia mnestica, un ricordo, che però in questa fase così originaria diventa inconscio.

Tali significanti primari (il proprio grido ed il seno che porta sollievo, sempre nel senso di azione prototipica dell’Altro) generano una nuova traccia. Inoltre, alla percezione congiunta al grido, viene associato un certo stato somatico che è alla base di quella pulsione vitale che porta a scaricare il dispiacere, ovvero lo stato somatico spiacevole. Il seno materno, l’oggetto esterno, rende possibile la scarica, è l’Altro che la rende possibile consentendo il soddisfacimento della pulsione vitale.

Un composito agglomerato di percezioni interne, uno stato somatico, è associato ad eventi esterni.

Stato somatico, percezione e scarica della pulsione connessa allo stato somatico.

Attraverso l’Altro, attraverso un oggetto, attraverso il seno, c’è la scarica.

Il grido, dopo la risposta dell’Altro, si associa al seno, ma anche alla percezione della transizione dallo stato somatico dell’angoscia ovvero quando subentra il sollievo associato al seno.

Il seno inizialmente è un oggetto materiale, successivamente, attraverso i processi neurali di trascrizione, esso si sgancia dalla sua materialità per divenire traccia di un’esperienza perduta.

Quindi l’oggetto fatto di carne, l’oggetto dell’esperienza, diventa una traccia che racchiude ancora l’oggetto ma come rappresentazione, ossia come qualcosa che indica la presenza dell’oggetto, ma in quanto assente.

Diventa cioè una percezione senza oggetto.

L’oggetto, a questo livello è il sostituto dell’oggetto primario (il seno fatto di carne).

L’oggetto si divide: oggetto primario, reale, riconducibile all’esperienza primordiale e oggetto rappresentato.

Inizialmente, nella fase primaria l’oggetto non è una rappresentazione, ma qualcosa di reale, ovvero il seno, che è das Ding.[ii]

Alla prima sequenza di associazioni (fame-sete-grido-seno-scarica) se ne aggiungono altre. Il bambino ha fame e sete, grida e la madre, che ama mettere tutti i giorni lo stesso profumo di vaniglia, entra in camera salendo le scale di legno ed ecco che si crea una seconda associazione tra il rumore dello scricchiolio delle scale e il seno della madre che gli si presenterà disponibile dopo pochi istanti, poi un’altra associazione tra il grido e il rumore dello scricchiolio della scala di legno, e che preavvisa che dopo poco ci sarà la scarica.

L’oggetto qui si dissocia dalla cosa, cioè l’oggetto in grado di generare la scarica non corrisponde più alla cosa, al seno materiale.

Il rumore dello scricchiolio della scala di legno diviene la rappresentazione di qualcosa che potrà rendere possibile il soddisfacimento.

L’oggetto si dissocia dalla Cosa.

L’oggetto che preannuncia il soddisfacimento (il rumore dello scricchiolio della porta) è fisicamente lontano dalla Cosa (il seno).

Tuttavia le due percezioni sono tra di loro collegate e convergono in un nuovo significante in grado di contribuire al raggiungimento della scarica affettiva.

Quindi la presenza della madre, in quanto garante di un’esperienza di soddisfacimento, di piacere ovvero di sollievo con il suo seno, è in grado di far cessare il dispiacere.

A contrario, l’assenza della madre, può diventare causa di dispiacere perché associata a uno stato somatico di avvilimento.

Allora il bambino può trovare sollievo succhiando il ciuccio, e a tale azione può associarsi ad uno stato somatico percepito come gradevole.

La matrice delle associazioni a questo punto può crescere in modo esponenziale, ad libidum.

Se la madre ha sempre quel tipico profumo di vaniglia quando si avvicina per sfamarlo e dissetarlo, quel profumo di vaniglia sarà un po’ alla volta associato all’esperienza di piacere, proprio perché all’emergere di esso il dispiacere finisce, ecco una nuova associazione: profumo di vaniglia e soddisfacimento.

Si costituisce così un’ampia ed articolata sequenza di rappresentazioni associate a un dato stato somatico, sequenza questa però che può essere ogni volta riconducibile alla matrice iniziale di soddisfacimento in cui si è strutturato la prima associazione tra una certa rappresentazione e un certo stato somatico.

Ipotizziamo che uno stato somatico sia stato associato a qualcosa di sgradevole, il ripresentarsi di questo stato somatico genera una percezione sgradevole, contro la quale si possono metter in atto azioni per evitarlo con l’obiettivo, proprio come accade nella matrice originaria delle associazioni, di ripristinare una condizione di omeostasi.

Tali azioni provocano una scarica, la stessa che nel neonato si realizzava grazie all’azione dell’Altro.

L’azione che scarica la condizione sgradevole implica anche il mondo esterno, coinvolgendo un oggetto, la natura del quale è indifferente, basta che possa consentire la scarica.

L’oggetto è variabile nella pulsione, l’importante è che sia in grado di procurare la scarica e dunque il soddisfacimento. La fantasia è un processo di montaggio che mette in connessione il soggetto all’oggetto, enigmatico, perso della pulsione, mettendo in relazione con quest’ultimo qualsiasi altro ($<>a).


[i] Lacan J., L’etica della psicoanalisi. Il Seminario libro VII 1959-60, Enaudi, Torino, p. 81.

[ii] Lacan J., L’etica della psicoanalisi, Libro VII 1959-60, Enaudi, Torino, p. 64.