Non sapeva che era morto (4/9)

Il  padre riappare vivo nel sogno, come colui che si fa carico del dolore di esistere; è lui l’anima agonizzante a cui il paziente di Freud ha augurato la morte proprio perché “non c’è niente di più intollerabile dell’esistenza ridotta a sé stessa, dell’esistenza aldilà di tutto ciò che l’ha sostenuta, dell’esistenza che continua a sostenersi quando il desiderio è abolito”[1].

Il soggetto si fa carico del dolore dell’altro, rigettando sull’altro la sua propria ignoranza: egli non vuole saperne di quel desiderio espresso dal sogno: il desiderio di non svegliarsi attraverso cui si esprime la pulsione di morte, quel “desiderio di non svegliarsi al messaggio più segreto, portato dal sogno stesso, ossia che il soggetto, a causa della morte del padre, è messo a confronto con la morte, che è proprio ciò da cui la presenza del padre lo proteggeva. Si tratta di qualcosa che si collega alla funzione del padre, qualcosa che è presente nel dolore di esistere, il perno attorno a cui ruota tutto ciò che Freud ha scoperto nel complesso di Edipo, la “x”, la significazione della castrazione”.[2]

Il complesso di Edipo è stato introdotto da Freud nell’Interpretazione dei sogni a proposito dei “sogni della morte di persone care”. È il soggetto colui a cui si riferisce il “non sapeva”, ossia, il padre è inconscio, incarna l’inconscio del soggetto e il suo desiderio di morte contro il padre.

Ovviamente quello del soggetto è un appello ad una morte consolatrice, che in qualche modo allevi la sofferenza del padre, ma il desiderio di morte edipico, che è inconscio, trova la sua rappresentazione nel fatto che il padre, nel sogno, non dovrà sapere nemmeno che il figlio ha avuto quel desiderio benevolo di morte. “Non sapeva che era  morto”. Questo è il testo del sogno, ma ciò che è rimosso per il soggetto, che allo stesso tempo non è rimosso dal fantasma, è il  “selon son voeu” che Freud definisce essere il significante rimosso.


[1] J. Lacan, Le Séminaire Livre VI, op. cit., p. 122.

[2] Ibidem.