Melanie Klein. Il suo mondo e il suo lavoro: parte 2

Nel 1926 Melanie Klein si trasferisce in Inghilterra invitata da Ernest Jones. Un po’ alla volta l’Inghilterra diventerà una nuova patria per lei e la società psicoanalitica inglese gli diede la possibilità di affermare le sue idee. Contemporaneamente aumentavano le opposizione e i conflitti con il gruppo dei “viennesi”, capeggiato da Anna Freud. Nel 1932 pubblica “Psicoanalisi dei bambini” testo fondamentale per la storia della psicoanalisi. La tesi fondamentale di questa opera è quella che vede il gioco assumere la stessa importanza che per Freud aveva il sogno o le libere associazioni. Il gioco divenne strumento indispensabile per l’analisi infantile. È un’opera che riprende e sintetizza tutte le intuizioni degli anni di lavoro condotti tra Budapest, Berlino e Londra.

Il periodo successivo sarà particolarmente proficuo per le sue ricerche. Nel 1935 pubblica il “Contributo alla psicogenesi degli stati maniaco-depressivi”, e successivamente, nel 1940, “Il lutto e la sua connessione con gli stati maniaco-depressivi”. Questi due lavori sono il risultato di un intenso lavoro di autoanalisi: a partire dall’elaborazione dei suoi vissuti interiori costruirà buona parte delle sue ipotesi cliniche. In più passaggi la Grosskurth evidenzia che la vita della Klein sia stata messa a dura prova dalla depressione, da numerose e dolorose perdite, amarezza, solitudine. La sua riflessione analitica si fa spazio tra le numerose vicissitudini personali. Il “Contributo” si presenta come una sorta di risposta alla tragica morte del figlio Hans. In questo scritto la Klein sviluppa l’idea di “posizione depressiva”, concetto fondamentale per spiegare lo sviluppo emotivo del bambino e per comprendere le componenti più profonde della mente, stessa cosa dicasi naturalmente anche per la “colpa” e la “riparazione”.