Fonte: S. Freud, L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Opere di Sigmund Freud, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, (rist. 2006) – Vol. 9: 491-520, 1922
[496-497] Il Super-io non è però soltanto un residuo delle prime scelte oggettuali dell’Es, esso ha anche il significato di una potente formazione reattiva nei confronti di quelle scelte. Il suo rapporto con l’Io non si esaurisce nella ammonizione: “Così (come il padre) devi essere”, ma contiene anche il divieto: “Così (come il padre) non ti è permesso essere, ciò significa che non puoi fare tutto ciò che egli fa: alcune cose rimangano una sua prerogativa”. Questo doppio volto dell’ideale dell’io dipende dal fatto che esso si è adoperato per la rimozione del complesso edipico, e addirittura deve la propria esistenza al crollo di quel complesso. La rimozione del complesso edipico non è stata evidentemente impresa da poco. Poiché i genitori, e in special modo il padre, è stato riconosciuto come l’ostacolo che si frappone alla realizzazione dei desideri edipici, l’Io infantile si è rafforzato per effetto di quest’opera della rimozione erigendo in sé stesso il medesimo ostacolo. In un certo senso ha preso a prestito dal padre la forza necessaria per compiere quest’opera, ed è questo un atto straordinariamente denso di conseguenze. Il Super-Io conserverà il carattere del padre, e quanto più forte è stato il complesso edipico, quanto più rapidamente (sotto l’influenza dell’autorità, dell’insegnamento religioso, dell’istruzione, della lettura) si è compiuta la sua rimozione, tanto più severo si farà in seguito il Super-io nell’esercitare il suo senso di colpa. Donde il Super-Io tragga la forza per esercitare il suo dominio, nonché il suo carattere coattivo che si manifesta come imperativo categorico, è una questione sulla quale mi riservo di proporre un’ipotesi nelle apgine che seguono.