Fonte: S. Freud, L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Opere di Sigmund Freud, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, (rist. 2006) – Vol. 9: 491-520, 1922
[498-499] Ora, giacché ci stiamo avventurando nell’analisi dell’io, possiamo rispondere così a tutti coloro i quali – scossi nella loro coscienza etica – hanno protestato che deve pur trovarsi nell’uomo qualche cosa di superiore: “Certo che c’è. E questo qualche cosa è l’essere superiore, l’Ideale dell’Io, o Super-Io, il rappresentante del nostro rapporto con i genitori. Da bambini piccoli abbiamo conosciuto, ammirato e temuto questi esseri superiori, e più tardi li abbiamo assunti dentro di noi.” L’ideale dell’Io è dunque l’erede del complesso edipico, e costituisce pertanto l’espressione dei più potenti impulsi e degli sviluppi libidici più importanti dell’Es. mediante la costituzione di tale ideale, l’Io è riuscito a padroneggiare il complesso edipico, e nello stesso tempo si è sottomesso all’Es. Mentre l’Io è essenzialmente il rappresentante del mondo esterno, della realtà, il Super-Io gli si erge contro come avvocato del mondo interiore, dell’Es. I conflitti fra l’Io e l’ideale – ora siamo preparati a questo – rispecchieranno, in ultima analisi, il contrasto fra reale e psichico, fra mondo esterno e mondo interiore.
Ciò che la biologia e le vicende della specie umana hanno creato e depositato nell’Es, viene, attraverso la formazione dell’ideale, assunto dall’Io e individualmente rivissuto per esso. L’ideale dell’Io, per le vicende che hanno condotto alla sua formazione, si riallaccia sotto molteplici aspetti alle acquisizioni filogenetiche, e cioè all’eredità arcaica dell’individuo singolo. Ciò che ha appartenuto alla dimensione più profonda della vita psichica individuale, si trasforma, mediante la formazione dell’ideale, in quelli che noi riteniamo i valori più alti dello spirito umano. Vani però sarebbero i nostri sforzi ove volessimo localizzare l’ideale dell’Io, in modo anche soltanto simile a quello adottato per l’Io, o se volessimo inserirlo in una di quelle immagini mediante le quali abbiamo cercato di raffigurare la relazione esistente fra l’Io e l’Es.
È facile mostrare che l’ideale dell’Io risponde a tutti i requisiti che gli uomini si aspettano di trovare nell’essere superiore. In quanto formazione sostitutiva per la nostalgia del padre, l’ideale dell’Io contiene il germe dal quale si sono sviluppate tutte le religioni. Il giudizio sulla propria pochezza derivante dal confronto fra il proprio Io e il suo ideale produce quella sensazione di devota umiltà alla quale si richiama il credente nel suo fervore. Nel corso ulteriore dello sviluppo maestri e autorità hanno continuato a svolgere le funzioni del padre; i loro comandi e divieti sono rimasti efficaci nell’Io ideale, ed esercitano ora, come “voce della coscienza”, la censura morale. La tensione fra le esigenze della coscienza morale i comportamenti dell’Io viene avvertita come senso di colpa. I sentimenti sociali poggiano su identificazioni con gli altri in base a un comune ideale dell’Io.