Le basi neurologiche e sociali dell’etilismo cronico

In Italia l’uso di bevande alcoliche, l’assunzione eccessiva di alcool e l’alcolismo stesso sono problematiche che , solo negli ultimi anni, stanno lentamente occupando spazi più visibili nell’informazione quotidiana, in quanto ancora troppo spesso considerati dal grande pubblico come problemi minori. La disinformazione  su fenomeno si evidenzia nella carenza di dati al riguardo.

Per alcolisti si intendono: i bevitori eccessivi che continuano ad assumere alcol, malgrado il bere incida sulla loro salute psichica e fisica, sui rapporti interpersonali, sulla realtà sociale ed economica che li circonda. Tali pazienti evidenziano tolleranza, astinenza o comportamento compulsivo correlato all’uso di alcool. Poi ci sono i bevitori eccessivi: persone che assumono alcool in forti quantità, fuori dai pasti e possono presentare patologie correlate. Tali pazienti tuttavia non manifestano dipendenza dalla sostanza alcolica anche se possono comparire modificazioni del carattere e dell’equilibrio psico-relazionale. I giovani abusatori sono invece quasi tutti abusatori del fine settimana, a volte anche poli-abusanti.

L’alcoolismo imperversa in tutto il mondo. Si ritiene che negli Stati Uniti la popolazione colpita sia il 3,9%, in svizzera il 2,4%, in Francia il 2,9%, ma le percentuali salgono se si considerano anche le forme più lievi. Tutte le bevande alcoliche possono esserne la causa, poiché ciò che conta è la quantità di alcool puro ingerito, qualunque sia la bevanda che lo contiene.
In Italia domina in vinismo; il vino rappresenta infatti oltre l’80% dell’alcool totale consumato. La media nazionale del consumo di vino si aggira sui 130 litri pro capite all’anno, mentre la spesa totale per bevande alcooliche ha toccato nel 1973 i 2000 miliardi di lire. La mortalità dovuta all’alcoolismo è in genere sottovalutata, dato che i decessi che ne derivano direttamente o indirettamente vengono in genere attribuiti ad un’altra causa. Tuttavia, è stato ampiamente dimostrato che, nella gerarchia delle cause di decesso, si colloca al terzo posto, immediatamente dopo le malattie cardiovascolari ed il cancro. In Italia, si è verificato un allarmante incremento delle malattie derivanti dall’ alcoolismo. Infatti, mentre dal 1951 al 1968 il consumo di vino passava da 89 a 130 litri pro capite all’anno, e dal 1957 al 1969 il consumo di liquori aumentava dell’80%, le cirrosi epatiche sono passate da 12 a 30 su 100 000 abitanti nel periodo 1951-1972. Bisogna inoltre segnalare che i ricoveri in ospedale psichiatrico per psicosi alcolica sono passati dal 5% del totale nel 1947 al 19% nel 1974.

Grave è l’incidenza sociale dell’alcoolismo, che favorisce la criminalità, gli incidenti sul lavoro e gli incidenti della strada.

Negli Stati Uniti si calcola che il 50% delle morti per traffico siano imputabili al consumo di alcolici, mentre nel mondo intero la percentuale varia dal 30 al 55%. In Italia, un recente studio statistico su 400 casi di decesso per incidente automobilistico ha rilevato che il 54% dei casi presentava un’alcolemia superiore allo 0,05%.