Identificazione

L’identificazione (Identifizierung), in ambito psicoanalitico, è il processo attraverso il quale si assimila una caratteristica, una qualità che appartiene ad un’altra persona e che comporta una trasformazione, radicale o parziale, a partire dal modello di questa persona.

Il termine identificazione può essere interpretato sia come l’azione dell’identificare qualcosa, “questa è una penna”, “costui e un famoso attore”,  sia come l’azione attraverso la quale un essere diventa identico ad un altro (si identifica con). In Freud è prevalente quest’ultima accezione. L’identificazione in quanto “identificarsi” con qualcuno.

L’identificazione può essere eteropatica e centripeta, quando il soggetto identifica se stesso con qualcun altro, e idiopatica e centrifuga, quando il soggetto identifica qualcun altro con se stesso.

L’identificazione è per Freud il processo psicologico costitutivo della soggettività umana. “L’identificazione non è dunque semplice imitazione, bensì appropriazione in base alla stessa pretesa etiologica. Essa esprime un ‘come’ e si riferisce a qualche cosa di comune che permane nell’inconscio”[1].

Ciò che è comune è una fantasia: una donna affetta da agorafobia è inconsciamente identificata con una prostituta e, allora, tutto il suo sintomo si costruisce sulla difesa da questa identificazione e contro la spinta sessuale ad essa legata[2]. Freud sostiene che ci siano delle identificazioni compresenti (delle multi-identificazioni, potremmo dire): “Molteplicità delle persone psichiche. Il fatto dell’identificazione permette forse di prendere questa frase alla lettera”[3].

In Totem e Tabù e Lutto e melanconia, Freud si sofferma sul concetto di incorporazione orale, soprattutto nella melanconia, dove il soggetto si identifica con l’oggetto perduto, regredendo alla relazione oggettuale tipica della fase orale.


[1] S. Freud, L’interpretazione dei sogni 1899, OSF, Torino, Bollati Boringhieri, 2002, vol. 3, p. 145

[2] S. Freud, Progetto di una psicologia e altri scritti 1892-1899, OSF, Torino, Bollati Boringhieri, 2002, vol. 2, p. 58

[3] op. cit.,  vol. 2, p. 59