Cinque conferenze sulla psicoanalisi: Quinta conferenza (1909)

(1909, 6: 167-73)

Ci si ammala, dice Freud, quando ostacoli esterni o una mancanza interiore di adattamento impedisce il soddisfacimento delle reali esigenze erotiche. La malattia diventa un rifugio, un soddisfacimento sostitutivo di ciò che viene negato. I sintomi si connettono ad una parte dell’attività sessuale o a tutta la vita sessuale. La malattia spinge a sottrarsi dalla realtà favorendo la via della regressione, il ritorno a fasi precedenti della vita sessuale. Il trattamento psicoanalitico sembra spingere il soggetto nervoso verso il fenomeno della traslazione: il malato rivolge sul medico una quantità imprecisata di tenerezza scollegata dal rapporto reale, e derivante dagli antichi desideri fantastici divenuti in un secondo momento inconsci. Qual è il destino dei desideri inconsci che la psicoanalisi mette in evidenza? Come si può riuscire a non renderli dannosi per la vita dell’individuo? Generalmente, nel corso del lavoro psicoanalitico, tali desideri inconsci, vengono annullati dagli impulsi migliori che vi si oppongono. Inoltre, le pulsioni inconsce riportate alla luce dalla psicoanalisi, possono essere orientate verso quelle mete giuste che si sarebbero avute se il loro sviluppo non fosse stato disturbato. Il terzo dei possibili esiti del lavoro psicoanalitico è la realizzazione della felicità individuale.

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Cfr. S. Freud, Casi clinici e altri scritti 1909-1912, Opere di S. Freud, Vol. 6, Torino, Bollati Boringhieri, 2003