Associazioni sincroniche che scompigliano (9/23)

La psicoanalisi ha il compito fondamentale di far luce sull’inconscio, sugli stati somatici, sulla dimensione pulsionale.

L’esperienza lascia una traccia, che viene registrata, tale traccia è legata all’evento che ha generato l’esperienza, e tale traccia modifica la rete neurale.

Il valore della connessione tra le tracce, sul piano sincronico non è lo stesso sul piano diacronico, ovvero non è lo stesso che avremo nel successivo concatenamento di una traccia con quella seguente.

Associazione dopo associazione ci si allontana sempre di più dall’esperienza.

Di nuovo: Come si acquisisce l’identità di fatti collegati tra loro? Ovvero, come si passa dalla realtà materiale a quella psichica?

Ovviamente non c’è la mera trasformazione da una dimensione all’altra. Scrive Freud: «La catena dei processi fisiologici nel sistema nervoso non è in rapporto di causalità con i processi psichici»[i].

Uno stimolo percepito in un determinato istante lascia una traccia nella rete neurale, tale stimolo viene processato e produce una determinata risposta. Lo stimolo che ha lasciato la traccia viene registrato nella rete che quindi resta modificata. La rete neurale viene dunque a trovarsi in uno stato differente rispetto a prima. C’è un prima, un poi e un dopo e così via. Lo stesso stimolo può essere percepito più volte, in successione.

Lo stimolo produce un’azione che produce una traccia che viene registrata, a cui segue un’azione, in un certo istante. In un altro istante, lo stesso stimolo produce un’altra registrazione che trovandosi in un altro istante, in un’altra configurazione neurale, può produrre un’azione diversa.

Uno stimolo identico può produrre risposte diverse, cioè non consente alla rete neurale una risposta unica e fissa nel tempo.

Ne L’Interesse per la psicoanalisi Freud scrive che: «Non ogni analisi di fenomeni psicologici meriterà il nome di psicoanalisi»[ii]. C’è differenza tra la realtà cosciente e quella inconscia. La vita cosciente, quella che implica i processi cognitivi, si articola in modalità sequenziale. Ogni componente di questa sequenza si rapporta con quello precedente e con quello successivo in modalità causale. Gli elementi sono acquisiti in modo sincronico ma vengono messi in una sequenza diacronica.

La parola diacronia è un’invenzione di Saussure e indica la continuità di un’identità nella successione temporale.

Nell’inconscio, nello scenario fantasmatico, incontriamo invece allo stesso tempo continuità e discontinuità.

Le prime tracce, nelle prime fasi di vita di ciascuno di noi, si associano tra loro e formano l’inconscio. Nel corso del tempo si stratificano nuove associazione con nuove tracce.

La sequenza diacronica delle tracce caratterizza il livello cognitivo, le tracce vengono registrate in modo diacronico ma si associano sincronicamente.

Abbiamo dunque l’inevitabilità della registrazione delle tracce in senso diacronico ma allo stesso tempo abbiamo imperscrutabilità dell’associazione sincronica che resta di per sé imprevedibile

La psicoanalisi ha come obiettivo principe quello di fare luce sulle associazioni sincroniche e non quello di ricostruire l’identità diacronica.

In qualunque punto della nostra storia possiamo cogliere uno schema sincronico in grado di rendere imprevedibile la linearità diacronica della storia stessa.

Lo psicoanalista non lavora solo sulla continuità cronologica ma soprattutto sull’intreccio sincronico delle associazioni alla base dello scenario fantasmatico inconscio, che orienta il soggetto a partire da dagli stimoli che gli vengono dalla dimensione diacronica.

Una fantasia rappresenta uno schema sincronico che si impone al soggetto incidendo pesantemente sull’elaborazione psichica del mondo esterno.

Il soggetto vede la realtà esterna attraverso gli occhiali della propria fantasia.

In questo senso al “determinismo” che caratterizza la registrazione delle tracce prodotte dall’esperienza, si aggiunge il determinismo sincronico, legato alle associazioni prodotte dallo scenario fantasmatico.

La fantasia quindi ha una struttura e questa struttura determina le associazioni sincroniche che scompigliano l’elaborazione degli stimoli provenienti dalla realtà esterna.

L’imprevedibilità sincronica è connessa alle tracce diacroniche organizzate in un certo scenario, ovvero, la dimensione sincronica deve essere comunque sempre messa in relazione con una identità diacronica.

La fantasia fornisce il quadro della realtà[iii], e questa fantasia ci situa in una sorta di ripetitività che sembra inevitabile ed invincibile.

Freud dice in Disagio della civiltà che nulla si perde nella vita psichica, e anche le neuroscienze sostengono che ogni esperienza lascia una traccia.

L’esperienza lascia una traccia che è allo stesso tempo determinante ma anche capace di produrre effetti che sono di fatto imprevedibili.

Le percezioni, grazie alla plasticità neurale, sono registrate in tracce, alcune di queste arrivano alla coscienza e vanno a costituire la base dell’apprendimento e della memoria, altre invece si riorganizzano, associandosi tra loro formando nuove tracce, scollegate dalla percezione originaria e non rievocabili alla coscienza. Alcune tracce fin dall’inizio vengono registrate in sistemi che restano inconsci. Abbiamo dunque tracce che risultano direttamente, fin dall’inizio, presenti e richiamabili alla coscienza, altre che si sottraggono alla coscienza grazie a quel processo di ri-associazione che crea una prima discrepanza tra la percezione e la traccia ed infine abbiamo le tracce inconsce che sono tali fin dall’inizio. A livello della coscienza, per esempio, possiamo avere un certo apprendimento «amozionale» che ci porta con consapevolezza ad evitare alcune situazioni spiacevoli o ricercarne altre che possono risultare piacevoli.

Potremmo considerare l’inconscio come l’insieme di tracce associate a stati somatici differenzianti. Il punto centrale resta quello di capire come questo scenario fantasmatico influisce sul nostro modo di percepire il mondo esterno, sulle nostre azioni e sul nostro comportamento.

Questa realtà interna inconscia può restarsene sullo sfondo o essere in primo piano imponendosi così nella percezione della realtà, fantasmizzandola, vincolando le nostre azioni ad essa.


[i] Freud S., L’interpretazione delle afasie, SugarCo, Milano, 1980, p. 105.

[ii] Freud S., L’interesse per la psicoanalisi (1913), OSF, vol. 7, p. 265.

[iii] Cfr. Lacan J., Allocuzione sulle psicosi infantili, in Altri Scritti, Enaudi, Torino, 2013, p. 362.