Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, paranoia e omosessualità (1921)

(1921, 9:367-77)

La gelosia è uno stato affettivo e può essere definita una condizione piuttosto normale. Freud individua tre livelli di gelosia: gelosia competitiva o normale, gelosia proiettata, gelosia delirante. La prima, la gelosia normale, si compone del dolore generato dall’ossessione di aver perso l’oggetto d’amore, e dalla ferita narcisistica conseguente. La gelosia proiettata, invece, si origina sia nell’uomo che nella donna e deriva dall’infedeltà posta in essere nella vita reale o da spinte verso l’infedeltà rimosse. La gelosia delirante, per finire, si costruisce a partire dalle attitudini all’infedeltà rimosse, seppur l’oggetto di queste fantasie è dello stesso sesso del soggetto. Generalmente i soggetti paranoci non si sottopongono al trattamento psicoanalitico. Lo studio di due casi di paranoia consente a Freud di fare una scoperta importante. Il primo dei due casi si riferisce ad un giovane uomo affetto da una gelosia paranoica verso sua moglie, una donna indubbiamente fedele. Dopo aver interrotto una relazione d’amore, in lui emerse con violenza la gelosia proiettata. Nel caso della paranoia è la persona più amata dello stesso sesso a diventare persecutore. Questo rovesciamento si fonda sull’ambivalenza emotiva e viene rinforzato dal mancato soddisfacimento delle richieste amorose. L’ambivalenza emotiva, nella paranoia persecutoria, assume lo stesso ruolo che la gelosia prende nel caso del paziente trattato: ha la funzione di difesa dall’omosessualità. In adolescenza egli era fortemente attaccato alla madre, di cui era il figlio prediletto. Nel secondo paziente paranoico, si riscontrava da un lato un atteggiamento ribelle e dall’altro di sottomissione. Sentendosi in colpa, dopo la morte del padre, si era negato il piacere del rapporto con le donne. Si rapportava agli uomini con palese diffidenza. Le formazioni nevrotiche, la componente qualitativa, ha una rilevanza pratica minore rispetto a quella del fattore quantitativo, ovvero del livello di attenzione o del grado di investimento che tali strutture arrivano ad attirare su di sé. Il processo omosessuale emerge pochi anni dopo la pubertà, laddove, se il giovane fino ad allora era fortemente fissato e legato alla madre, ora il suo atteggiamento muta profondamente: si identifica con la madre guardandosi intorno e cercando gli oggetti d’amore nei quali poter ritrovare sé stesso, oggetti che desidererebbe amare così come la madre ha amato lui. Altro fattore è la spinta alla scelta oggettuale narcisistica, che emerge in modo più naturale e facile da attuarsi rispetto ad una possibile svolta in direzione dell’altro sesso. Infine, Freud, discute un altro meccanismo di scelta oggettuale omosessuale, che si origina dalla rivalità con i fratelli maggiori.

 

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Cfr. S. Freud, L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Opere di S. Freud, Vol. 9 Torino, Bollati Boringhieri, 2000.