Un bambino viene picchiato e la giovane omosessuale

Brani antologici Seminario IV: Jacques Lacan, Il seminario. Il libro IV. La relazione d’oggetto, Enaudi, Torino, 2007. Le vie perverse del desiderio

Cos’è la perversione? All’interno di uno stesso gruppo psicoanalitico, si sentono su questo punto le voci più discordanti. Gli uni, credendo di seguire Freud, dicono che bisogna tornare puramente e semplicemente alla nozione di persistenza di una fissazione che verte su una pulsione parziale. Quest’ultima attraverserebbe in qualche modo indenne tutta la dialettica che tende a stabilirsi con l’Edipo. Non subirebbe le vicissitudini che tendono a ridurre le altre pulsioni parziali e a unificarle in un movimento che le fa arrivare alla fin fine alla pulsione genitale, che è la pulsione ideale unificante. Nella perversione si tratterebbe quindi di un incidente nell’evoluzione delle pulsioni. Traducendo in modo classico la nozione di Freud che la perversione è il negativo della nevrosi, questi analisti vogliono puramente e semplicemente are della perversione un’entità in cui la pulsione non si è elaborata (S4, 110).

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 [Un bambino viene picchiato. Contributo alla conoscenza dell’origine delle perversioni sessuali:] vi è qui un tratto piuttosto notevole che va valorizzato. Mentre le pratiche masturbatorie più o meno associate a questi fantasmi non comportano, per i soggetti, nessuna carica di senso di colpa, al contrario, quando essi devono formulare i fantasmi stessi, non solo presentano grandi difficoltà, ma mostrano una grande avversione, una ripugnanza, un senso di colpa. Lo scarto che vi è tra l’uso fantasmatico o immaginario di queste immagini e la loro formulazione parlata è tale da farci drizzare le orecchie. Questo comportamento del soggetto è già un segnale che indica un limite – non è dello stesso ordine giocare mentalmente con il fantasma oppure parlarne (S4, 111-112)

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È stupefacente che si sia potuto immaginare di capire la formula di Freud, la perversione è il negativo della nevrosi, come vuole la sua traduzione in un certo qual modo popolare. La perversione sarebbe una pulsione non elaborata dal meccanismo edipico e nevrotico, una pura e semplice sopravvivenza, la persistenza di una pulsione parziale irriducibile. In questo articolo fondamentale, e in molti altri punti ancora, Freud, al contrario, indica a sufficienza che nessuna strutturazione perversa per quanto primitiva la supponiamo – almeno tra quelle che giungono alla nostra conoscenza di analisti – è articolabile se non come mezzo, perno, elemento di qualcosa che, in fin dei conti, non si può concepire, capire, articolare se non in , da e tramite il processo, l’organizzazione e l’articolazione del complesso di Edipo (S4, 118)

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La femminuccia, proprio in quanto non possiede il fallo, è introdotta alla simbolica del dono, proprio in quanto gallicizza la situazione, in quanto si tratta cioè di avere o non avere il fallo, entra nel complesso di Edipo. Il maschietto, come sottolinea Freud, non è da qui che vie entra, è da qui che ne esce. Alla fine del complesso di Edipo, nel momento in cui realizza su un certo piano la simbolica del dono, bisogna che faccia dono di ciò che ha, la bambina, se entra nel complesso di Edipo, è nella misura in cui ciò che non ha deve trovarlo nel complesso di Edipo (S4, 120)

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Per la bambina la prima introduzione nella dialettica dell’Edipo consiste, secondo Freud, nel fatto che il pene che desidera è il bambino che si aspetta di ricevere dal padre a mo’ di sostituto, ma nell’esempio di cui ci occupiamo, quello della giovane omosessuale, si tratta di un bambino reale (S4, 121)

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Potete notare che la situazione si è rivelata, per ragioni molto strutturate, una gelosia, e il soddisfacimento immaginario a cui la ragazza era dedita ha acquisito un carattere insostenibile proprio nella misura in cui si è introdotto il reale, un reale che rispondeva alla situazione inconscia a livello del piano dell’immaginario. Per una sorta d’interposizione, il padre ora realizzato sul paino della relazione immaginaria è entrato effettivamente in gioco come padre immaginario e non più come padre simbolico. Da questo momento s’instaura un’altra relazione immaginaria, che la ragazza completa come può. Questa relazione è marcata dal fatto che quel che era articolato in modo latente a livello del grande Altro, comincia ad articolarsi in modo immaginario, alla maniera della perversione, e del reso per questa ragione e non per altre tutto ciò sfocerà in una perversione. La ragazza si identifica con il padre e prende il suo ruolo. Diventa a sua volta il padre immaginario. Anche lei mantiene il suo pene e si lega a un oggetto il quale non ha , a cui bisogna necessariamente che ella dia quel qualcsa che esso non ha (S4, 126-127).