Tre saggi sulla teoria sessuale

Le aberrazioni sessuali

Deviazioni rispetto all’oggetto sessuale. L’inversione. 1905, Vol. 4: 451-63

La persona dalla quale parte l’attrazione sessuale è l’oggetto sessuale, e l’azione verso la quale la pulsione spinge, la meta sessuale. Esistono deviazioni rispetto all’oggetto sessuale. Le persone invertite si comportano in modo diversissimo in diverse direzioni. Esse sono: 1) invertiti assoluti; 2) invertiti anfigeni (ermafroditi psicosessuali); 3) invertiti occasionali. Il primo giudizio sull’inversione la considerava un segno innato di degenerazione nervosa. Valgono per la degenerazione tutte le obiezioni che, in generale, si possono fare contro l’uso indiscriminato di questo termine. Il carattere innato è stato affermato soltanto per la prima classe di invertiti. L’esistenza delle altre due classi è difficilmente conciliabile con la concezione di un carattere innato. La natura dell’inversione non si spiega né supponendo che essa sia innata né che sia acquisita. La concezione che risulta dai fatti anatomici è quella di una struttura originariamente bisessuale, che nel corso dell’evoluzione si è mutata fino alla monosessualità con scarsi residui del sesso atrofizzatosi. La teoria dell’ermafroditismo psichico presuppone che l’oggetto sessuale dell’invertito sia opposto a quello normale. La meta sessuale nell’inversione non può essere denominata in modo unitario. Nei casi ritenuti anormali l’esperienza insegna che tra pulsione sessuale e oggetto sessuale non vi è che una saldatura: la pulsione sessuale probabilmente è, in un primo momento, indipendente dal proprio oggetto, e forse non deve neppure la sua origine agli stimoli del medesimo. I casi in cui le persone sessualmente immature (bambini) vengono scelte come oggetti sessuali e i casi di rapporti sessuali con animali sono aberrazioni isolate. Si rileva che, in un gran numero di condizioni e in un numero enorme di individui, la specie e il valore dell’oggetto sessuale passano in seconda linea. Nella pulsione sessuale l’elemento essenziale e costante è qualcos’altro.

Deviazioni riguardo alla meta sessuale: Prevaricazioni anatomiche, Vol. 4: 463-72, 1905

Le perversioni sono attività sessuali che o prevaricano, in senso anatomico, le zone del corpo destinate all’unione sessuale, o indugiano in relazioni intermedie con l’oggetto sessuale, che normalmente debbono essere rapidamente sorpassate sulla via della meta sessuale finale. L’impiego della bocca come organo sessuale è considerato perversione nel caso che le labbra (o la lingua) di una persona siano poste in contatto con i genitali dell’altra, non però nel caso che entrino in contatto le reciproche mucose labiali. È chiaro che è il disgusto che porta a bollare come perversione l’ano come meta sessuale. Nel feticismo l’oggetto sessuale normale è sostituito da un altro oggetto (capelli, capi di vestiario ecc.) che è in relazione con esso, ma è del tutto inadeguato per servire alla meta sessuale normale. Tutte le condizioni interne ed esterne che rendono difficile il raggiungimento della meta sessuale normale o la allontanano, favoriscono l’inclinazione a indugiare negli atti preliminari e a formare da essi nuove mete sessuali che possono sostituirsi alla meta normale. Il piacere di guardare (scopofilia) diventa perversione quando si limita esclusivamente ai genitali, o quando è collegato al superamento del disgusto, o quando invece di preparare la meta sessuale normale la rimuove. La più frequente e significativa fra tutte le perversioni è l’inclinazione a infliggere sofferenza (sadismo) all’oggetto sessuale o a riceverne (masochismo). La caratteristica più sorprendente di questa perversione risiede nel fatto che di regola se ne incontrano entrambe le forme nella stessa persona, e a questo proposito viene discusso il ruolo di ciascun elemento della coppia antitetica attività/passività.

Dati generali su tutte le perversioni, 4:473-75, 1905
L’esperienza quotidiana conferma che la maggior parte delle perversioni, almeno quelle più attenuate, sono un elemento che di rado manca nella vita sessuale degli individui sani. Anche l’individuo normale può porre per tutto un periodo la perversione al posto della meta sessuale normale oppure accoglierla accanto a essa. Certe perversioni, tuttavia, per il loro contenuto si allontanano talmente dalla normalità che non si può fare a meno di dichiararle “morbose”, in special modo quelle in cui la pulsione sessuale giunge nel superare le resistenze (pudore, disgusto, orrore, sofferenza) ad atti stupefacenti (coprofilia, necrofilia). Nella maggior parte dei casi il carattere morboso della perversione non è riscontrabile nel contenuto della nuova meta sessuale, bensì nel suo rapporto con la normalità. Se la perversione non si presenta accanto alla normalità (di meta e oggetto sessuali), quando circostanze favorevoli la promuovono e circostanze sfavorevoli impediscono la normalità, bensì quando essa rimuove e ha sostituito la normalità in tutte le circostanze, allora nell’esclusività e nella fissazione della perversione si vede soprattutto la giustificazione a considerarla un sintomo morboso. Talune perversioni diventano intelligibili soltanto con la concomitanza di parecchi motivi. Se permettono un’analisi, una scomposizione, vuol dire che debbono necessariamente essere di natura composita. Forse la stessa pulsione sessuale non è qualcosa di semplice, bensì è composta di elementi che nelle perversioni se ne distaccano.

Pulsioni sessuale nei nevrotici, 475-79, 1905
Vi è un solo mezzo per ottenere chiarimenti radicali che non inducano in errore sulla vita sessuale dei cosiddetti psiconevrotici: l’indagine psicoanalitica. L’esperienza dimostra che queste psiconevrosi (l’isteria, la nevrosi ossessiva, la nevrastenia), e anche la demenza precoce e la paranoia, si fondano su forze pulsionali sessuali. La psicoanalisi elimina i sintomi isterici a patto che questi siano il sostituto di una serie di processi, desideri e aspirazioni psichiche investiti affettivamente, ai quali un particolare procedimento psichico (la rimozione) ha sbarrato la strada verso l’eliminazione che si otterrebbe mediante un’attività psichica ammissibile alla coscienza. Le scoperte della psicoanalisi dimostrano che i sintomi sono il sostituto di impulsi che traggono la loro forza dalla fonte della pulsione sessuale. L’occasione patologica emerge nella persona disposta all’isteria quando, in seguito al suo processo di maturazione o per circostanze di vita esterne, si sente seriamente toccata dalla reale esigenza sessuale. Tra la pressione della pulsione e la resistenza del rifiuto della sessualità si stabilisce allora la via d’uscita della malattia. La pulsione sessuale degli psiconevrotici permette di scorgere tutte le aberrazioni e le manifestazioni della sessualità patologica. In tutti i nevrotici si trovano nella vita psichica inconscia moti di inversione, ossia fissazione della libido su persone dello stesso sesso. In ogni caso più pronunciato di psiconevrosi solo di rado si riscontra sviluppata una sola di queste pulsioni perverse, ma perlopiù un gran numero di esse, e di regola tracce di tutte.

Pulsioni parziali e zone erogene, Vol.4: 479-80, 1905
Per “pulsione” innanzitutto non si può intendere nient’altro che la rappresentanza psichica di una fonte di stimolo in continuo flusso, endosomatica, a differenza dello “stimolo”, il quale è prodotto da eccitamenti isolati e provenienti dall’esterno. Gli organi del corpo forniscono eccitamenti di due specie, i quali sono fondati su differenze di natura chimica. Una di queste specie di eccitamento è specificamente sessuale, e l’organo relativo è la “zona erogena” della pulsione sessuale parziale che ne deriva. Nelle inclinazioni alla perversione che conferiscono importanza sessuale agli orifizi orale e anale, la funzione della zona erogena è senz’altro evidente. Nell’isteria, queste parti del corpo e i tratti mucosi che se ne dipartono diventano la sede di nuove sensazioni e di modificazioni di innervazione, in maniera del tutto simile ai genitali veri e propri sotto gli eccitamenti dei processi sessuali normali. Nella nevrosi ossessiva la cosa che più colpisce è l’importanza di impulsi che creano nuove mete sessuali e si presentano indipendentemente da zone erogene. Tuttavia, nel piacere di guardare e di esibire, l’occhio corrisponde a una zona erogena; nella componente dolore-crudeltà della pulsione sessuale, è la pelle che assume lo stesso ruolo.

L’apparente prevalere della sessualità perversa nelle psiconevrosi, Vol. 4: 481-83, 1905.
Nella maggior parte degli psiconevrotici la malattia subentra solo dopo la pubertà, quando la normale vita sessuale pone le sue esigenze. Contro la sessualità si dirige in primo luogo la rimozione; oppure, si producono in seguito malattie perché si è negato alla libido il soddisfacimento per via normale. In entrambi i casi la libido si comporta come una corrente il cui letto principale sia ostruito; essa riempie i canali collaterali che fino a quel momento erano rimasti vuoti. Nei singoli casi di nevrosi si possono avere vari comportamenti: talvolta l’elemento preponderante può essere l’intensità innata dell’inclinazione alla perversione, talaltra il rafforzamento collaterale dell’inclinazione attraverso una pressione che distoglie la libido dalla meta sessuale normale e dal normale oggetto sessuale. La nevrosi realizzerà i suoi più importanti risultati ogni volta che la costituzione e l’esperienza vissuta cospireranno nello stesso senso. La disposizione alla perversione non è affatto una rara particolarità, bensì un elemento di quella che è ritenuta la costituzione normale. Se vi sia una relazione particolare tra la disposizione perversa e la forma di malattia che viene scelta, è una delle tante cose che in questo campo debbono ancora essere indagate. Le perversioni hanno certamente qualcosa di innato a loro fondamento, ma qualcosa che è innato in tutti gli uomini, e che in quanto disposizione può subire oscillazioni nella sua intensità e attende di essere accentuato dagli influssi della vita. La presunta costituzione, nella quale si trovano i germi di tutte le perversioni, sarà dimostrabile soltanto nel bambino, sebbene nel bambino tutte le pulsioni possano presentarsi solo con modesta intensità. Così, si giunge a precisare che i nevrotici hanno conservato la loro sessualità allo stato infantile o vi sono stati risospinti.

Le sessualità infantile

Il periodo di latenza sessuale dell’ infanzia e le sue interruzioni, Vol. 4: 484-90, 1905
L’amnesia infantile, che fa dell’infanzia di ciascun individuo una sorta di epoca preistorica e vi nasconde i primordi della sua vita sessuale, è responsabile del fatto che in generale all’età infantile non si attribuisce valore per lo sviluppo della vita sessuale. Sembra invece certo che il neonato porti con sé germi di impulsi sessuali che per un certo periodo continuano a svilupparsi, ma poi subiscono una rimozione sempre crescente, la quale può essere a sua volta interrotta da vere e proprie irruzioni del processo di sviluppo sessuale e può essere ostacolata da caratteristiche individuali. La vita sessuale dei bambini giunge a esprimersi in una forma accessibile all’osservazione perlopiù attorno al terzo o al quarto anno di vita. Durante il periodo di latenza (totale o solo parziale) vengono costruite quelle potenze psichiche che più tardi si presentano come ostacoli alla pulsione sessuale. Mediante la deviazione di forze pulsionali sessuali dalle mete sessuali e il loro riversarsi su nuove mete – nel processo chiamato sublimazione – si ottengono importanti componenti per tutte le operazioni della civiltà. Lo stesso processo si verifica nello sviluppo dell’individuo singolo. Questo processo ha i suoi inizi nel periodo di latenza sessuale dell’infanzia, che ogni tanto e per vari motivi può subire interruzioni.

Le manifestazioni della sessualità infntile

490-93
Tra le manifestazioni sessuali infantili, viene presa come modello la suzione (il succhiare con delizia), che si presenta già nel poppante e viene proseguita fin negli anni della maturità o può mantenersi per tutta la vita. In questo periodo si manifesta una pulsione di afferrare, per esempio mediante un contemporaneo ritmico titillare il lobo dell’orecchio o un impossessarsi allo stesso scopo di una parte di un’altra persona (perlopiù l’orecchio). Il succhiare con delizia è collegato a un completo assorbimento dell’attenzione e produce o l’assopimento o anche una reazione motoria, una specie di orgasmo. L’azione del bambino che ciuccia è determinata dalla ricerca di un piacere già provato e ora ricordato. L’attività sessuale si appoggia in primo luogo a una delle funzioni che servono alla conservazione della vita, e solo in seguito se ne rende indipendente. Nel ciucciare o succhiare con delizia si scoprono così tre caratteristiche essenziali di una manifestazione sessuale infantile: sorge appoggiandosi a una delle funzioni vitali del corpo; non conosce ancora un oggetto sessuale ed è autoerotica; la sua meta sessuale è dominata da una zona erogena.

La meta sessuale della sessualità infantile
493-95
Una zona erogena è una zona della pelle o della mucosa nella quale stimolazioni di un certo tipo provocano una sensazione di piacere di qualità determinata. Tra le condizioni particolari che generano piacere deve avere una sua parte la ritmicità. Vi sono zone erogene predestinate, come dimostra l’esempio della suzione. Ma lo stesso esempio insegna anche che qualsiasi altro punto della pelle o della mucosa può assumere le funzioni delle zone erogene. L’ingenerarsi della sensazione di piacere dipende quindi più dalla qualità dello stimolo che non dalla natura del punto del corpo. Il bambino solito a ciucciare cerca sul proprio corpo e sceglie un punto qualsiasi per succhiare con delizia, un punto che poi per abitudine diventerà il suo preferito. Una dislocabilità del tutto analoga ritorna poi nella sintomatologia dell’isteria. In questa nevrosi la rimozione colpisce perlopiù le zone genitali vere e proprie, e queste conferiscono la loro eccitabilità alle altre zone erogene, le quali poi si comportano in tutto e per tutto come i genitali. La meta sessuale della pulsione infantile consiste nel provocare il soddisfacimento sessuale mediante stimolazione appropriata della zona erogena scelta in un modo o nell’altro. Questo soddisfacimento dev’essere stato provato in precedenza, per lasciare dietro di sé il bisogno della ripetizione. Si può dire che la meta sessuale consista nel giungere a sostituire, nella zona erogena, la sensazione di stimolo proiettata, facendo ricorso a uno stimolo esterno che elimini la prima sensazione di stimolo provocando la sensazione di soddisfacimento.

Le manifestazioni sessuali masturbatorie
495-502
La zona anale è, analogamente alla zona labiale, appropriata per la sua posizione a mediare un appoggio della sessualità ad altre funzioni del corpo. I disturbi intestinali, così frequenti negli anni dell’infanzia, fanno in modo che a questa zona non manchino intensi eccitamenti. L’onanismo del lattante sembra scomparire dopo breve tempo, ma in un altro momento dell’infanzia, di solito prima del quarto anno, la pulsione sessuale di questa zona genitale è solita risvegliarsi e quindi continuare per un certo tempo fino a una nuova rimozione, oppure proseguire senza interruzione. L’eccitamento sessuale ritorna o come stimolo di solletico condizionato centralmente che esige il soddisfacimento onanistico, oppure come un evento del tipo della polluzione che, analogamente alla polluzione in età matura, ottiene soddisfacimento senza l’aiuto di un’azione. Determinanti per il ripresentarsi dell’attività sessuale sono cause interne e occasioni esterne: le une e le altre, in casi di malattia nevrotica, si possono individuare a partire dalla strutturazione dei sintomi. Sotto l’influenza della seduzione il bambino può diventare un perverso polimorfo e può essere avviato a tutte le possibili prevaricazioni. Ciò dimostra che è costituzionalmente a ciò qualificato. Nella vita sessuale dell’infanzia, benché predominino le zone erogene, si riscontrano componenti per le quali si richiedono fin dall’inizio, come oggetti sessuali, altre persone. Di questo tipo sono le pulsioni del piacere di guardare e di esibire, e della crudeltà. Con un’indipendenza ancora maggiore dalle altre attività sessuali legate a zone erogene, si sviluppa nel bambino la componente crudele della pulsione sessuale. È lecito supporre che il moto crudele derivi dalla pulsione di appropriazione e si presenti nella vita sessuale in un’epoca in cui i genitali non hanno ancora assunto la loro successiva funzione. Esso domina poi una fase della vita sessuale che viene descritta come organizzazione pregenitale.

L’esplorazione sessuale infantile
502-05
Nella stessa epoca in cui la vita sessuale del bambino raggiunge la sua prima fioritura, dal terzo al quinto anno, subentrano in lui anche i primordi di quell’attività che si attribuisce alla pulsione di sapere o di ricerca. Il suo operare corrisponde, da un lato, a un modo sublimato di appropriazione, dall’altro lavora con l’energia del piacere di guardare. Per il bambino maschio è naturale presumere in tutte le persone che conosce un genitale come il suo, ed è impossibile conciliare l’assenza di un tale organo con la rappresentazione che egli ha delle altre persone. Questa convinzione è energicamente mantenuta dal maschio e difesa contro le contraddizioni che ben presto l’osservazione gli presenta; sarà abbandonata solo dopo dure lotte interne (complesso di evirazione). Le formazioni sostitutive del pene andato perduto della donna hanno una parte preminente nella struttura che assumono varie specie di perversioni. La bambina, quando scorge che il genitale del maschio ha forma diversa dal suo, è subito disposta a riconoscerlo e soccombe all’invidia del pene. Un breve esame è dedicato alle teorie della nascita e alla concezione sadistica del rapporto sessuale nella fanciullezza; in generale, delle teorie sessuali del bambino si può dire che esse riflettono la sua costituzione sessuale, e nonostante gli errori grotteschi in esse contenuti testimoniano una comprensione dei processi sessuali superiore a quella che si vorrebbe attribuire al loro autore.

Fasi evoljutive dell’organizzazione sessuale
505-08
La vita sessuale infantile è essenzialmente autoerotica e le sue singole pulsioni parziali aspirano all’acquisizione del piacere senza essere complessivamente collegate e in modo indipendente le une dalle altre. Lo studio, con l’aiuto della psicoanalisi, delle inibizioni e delle perturbazioni in questo processo evolutivo ci permette di riconoscere spunti e gradi preliminari di tale solida organizzazione delle pulsioni parziali. Sono chiamate “pregenitali” le organizzazioni della vita sessuale nelle quali le zone genitali non hanno ancora assunto il loro ruolo predominante. Una prima di queste organizzazioni sessuali pregenitali è quella orale. Una seconda fase pregenitale è quella dell’organizzazione sadico-anale. In questa fase sono già riscontrabili la polarità sessuale (attivo e passivo) e l’oggetto estraneo, ma mancano ancora l’organizzazione e la subordinazione alla funzione procreativa. Questa forma dell’organizzazione sessuale può conservarsi per tutta la vita e assorbire durevolmente una grande parte dell’attività sessuale. Le coppie antagonistiche di pulsioni si sono sviluppate in modo approssimativamente uguale (questa situazione è stata definita “ambivalenza”). Già negli anni dell’infanzia tutte le aspirazioni sessuali si dirigono verso un’unica persona sulla quale esse vogliono raggiungere le loro mete; questa è, allora, la massima approssimazione possibile, negli anni dell’infanzia, alla strutturazione definitiva della vita sessuale dopo la pubertà. Si può definire come un’occorrenza tipica il fatto che la scelta oggettuale avviene in due tempi, in due ondate. La prima ha inizio tra i due e i cinque anni, e il periodo di latenza la fa tacere o recedere. La seconda subentra con la pubertà e determina la strutturazione definitiva della vita sessuale.

Fonti della sessualità infantile
508-13
L’eccitamento sessuale nasce: a) come imitazione di un soddisfacimento provato in concomitanza con altri processi organici; b) a causa di un’appropriata stimolazione periferica delle zone erogene; c) come espressione di alcune pulsioni. L’eccitamento sessuale può anche essere prodotto da scosse ritmiche e meccaniche del corpo, nelle quali dobbiamo distinguere tre specie di effetti stimolatori: quelli sull’apparato sensoriale dei nervi vestibolari, quelli sulla pelle e quelli sulle parti più interne. Una grande attività muscolare è per il bambino un bisogno, dal cui soddisfacimento egli trae un piacere straordinario. Per molti individui il nesso infantile tra baruffe ed eccitamento sessuale è una codeterminante per la direzione che in seguito preferiranno nella loro pulsione sessuale. Tutti i processi affettivi più intensi, perfino quelli terrificanti, sconfinano nella sessualità, e ciò del resto può aiutare a far capire l’effetto patogeno di simili emozioni. La concentrazione dell’attenzione di un compito intellettuale e la tensione dello spirito hanno in genere come conseguenza in molte persone, adolescenti o più mature, un concomitante eccitamento sessuale. Le stesse vie per le quali i disturbi sessuali sconfinano nelle altre funzioni corporee dovrebbero servire, in stato di salute, ad altre importanti operazioni. In esse dovrebbe compiersi l’attrazione delle forze pulsionali sessuali verso mete diverse da quelle sessuali, dunque la sublimazione della sessualità.

Le trsformazioni della pubertà

Il primato delle zone genitali e il piacere preliminare
514-19
Con la pubertà subentrano i cambiamenti che debbono condurre la vita sessuale infantile alla sua definitiva strutturazione normale. La normalità della vita sessuale è garantita soltanto dall’esatto coincidere delle due correnti dirette verso l’oggetto e la meta sessuale, la corrente di tenerezza e quella sessuale. Nell’uomo la nuova meta sessuale consiste nella scarica dei prodotti sessuali. Si è scelto a caratterizzare l’essenza di questi processi della pubertà l’aspetto più appariscente di essi: la crescita manifesta dei genitali esterni. L’apparato genitale può ricevere stimoli per tre vie: dal mondo esterno, con l’eccitamento delle zone erogene; dall’organismo; dalla vita psichica, la quale costituisce a sua volta un luogo di conservazione delle impressioni esterne e un centro di ricezione degli eccitamenti interni. Per tutte e tre le vie si provoca quello stato che si definisce “eccitazione sessuale”. Le zone erogene vengono completamente impiegate a produrre con appropriata stimolazione un certo ammontare di piacere, dal quale deriva l’intensificazione della tensione, che a sua volta deve apportare la necessaria energia motoria per condurre a compimento l’atto sessuale. La penultima parte di tale atto è di nuovo l’appropriata stimolazione di una zona erogena, la zona genitale stessa, nel glande del pene, mediante l’oggetto più adatto, la mucosa vaginale; con il piacere determinato da questo eccitamento si acquista, questa volta per via riflessa, l’energia motoria che procura l’emissione delle materie sessuali.

Il problema dell’eccitamento sessuale
519-22
È rimasto assolutamente non chiaro donde derivi la tensione sessuale che, nel soddisfacimento delle zone erogene, nasce contemporaneamente al piacere, e quale ne sia l’essenza. Una certa misura di tensione sessuale è richiesta anche per la stimolabilità delle zone erogene. È da supporre che l’accumulo dei prodotti sessuali crei e mantenga la tensione sessuale, per esempio in quanto la pressione di questi prodotti sulle pareti dei loro serbatoi agisce come stimolo su un centro spinale, il cui stato è percepito dai centri superiori e poi produce – per la coscienza – la nota sensazione di tensione. Che l’eccitamento sessuale possa essere notevolmente indipendente dalla produzione delle materie sessuali, sembrano dimostrarlo le osservazioni compiute su eunuchi maschi. È probabile che nella parte interstiziale delle gonadi si generino sostanze chimiche specifiche, le quali, trasportate dal flusso sanguigno, fanno sì che avvenga il caricamento di determinate parti del sistema nervoso centrale con una tensione sessuale. Si può avanzare così l’ipotesi che sostanze particolari derivino dal metabolismo sessuale.

La teoria della libido
523-24
Si è definita la libido come una forza quantitativamente variabile, atta a misurare processi e conversioni nel campo dell’eccitamento sessuale. Si formula l’idea di una quantità di libido la cui rappresentanza psichica viene chiamata libido dell’Io, e la produzione, l’aumento o la diminuzione, la suddivisione e lo spostamento di questa libido devono offrire le possibilità per spiegare i fenomeni psicosessuali osservati. Questa libido dell’Io, tuttavia, diventa agevolmente accessibile allo studio psicoanalitico solo se ha trovato utilizzazione psichica investendo oggetti sessuali, dunque se è diventata libido oggettuale. Il compito di una teoria della libido riguardo ai disturbi nevrotici e psicotici dovrebbe essere quello di esprimere tutti i fenomeni osservati e i processi inseriti in termini di economia libidica. La libido dell’Io, in contrapposto alla libido oggettuale, è anche chiamata libido narcisistica. La libido narcisistica o libido dell’Io appare come il grande serbatoio dal quale vengono inviati gli investimenti oggettuali e nel quale essi di nuovo vengono ritirati; l’investimento libidico narcisistico dell’Io appare a sua volta come lo stato originario realizzato nell’infanzia vera e propria, che ora è soltanto occultato dalle successive emissioni di libido ma in fondo si è conservato dietro di esse.

Differenziazione del maschio e della femmina
525-27
La netta separazione delle caratteristiche maschili e femminili si produce solo con la pubertà: un contrasto che poi influirà come nessun altro sul modo in cui si strutturerà la vita umana. Lo sviluppo delle inibizioni della sessualità (pudore ecc.) avviene prima nella femmina, dove incontra meno resistenza che nel maschio. L’attività autoerotica delle zone erogene, però, è la stessa nei due sessi. La zona erogena direttiva è posta nella bambina sulla clitoride, che è omologa alla zona genitale maschile del glande. La pubertà, che porta al ragazzo quel grande assalto della libido, è contrassegnata per la ragazza da una rinnovata ondata di rimozione che colpisce appunto la sessualità clitoridea. Quando il trasferimento dell’eccitabilità erogena dalla clitoride all’ingresso della vagina si è compiuto, la donna ha cambiato la zona direttiva per la successiva attività sessuale, mentre l’uomo ha mantenuto quella dell’infanzia.

Il rinvinimento dell’ oggetto
527-34
Mentre il primato della zona genitale è consolidato dai processi della pubertà e il membro eretto indica imperiosamente nel maschio la nuova meta sessuale, cioè la penetrazione in un orifizio del corpo che ecciti la sua zona sessuale, dal lato psichico si compie quel rinvenimento dell’oggetto che era stato preparato fin dalla prima infanzia. Durante tutto il periodo di latenza il bambino, bisognoso e dipendente, impara ad amare altre persone che lo aiutano e soddisfano i suoi bisogni, ma sempre secondo il modello e nel rapporto fra lattante e nutrice. I bambini si comportano fin dagli anni della seconda infanzia come se la loro dipendenza dalle persone che hanno cura di loro avesse la natura dell’amore sessuale. L’angoscia dei bambini non è originariamente altro che l’espressione del fatto che sentono la mancanza della persona amata. La barriera contro l’incesto viene mantenuta con il differimento della pulsione sessuale fino al momento in cui il bambino può rispettare il tabù culturale eretto dalla società. La vita sessuale dell’adolescenza non ha altro ambito se non quello della fantasia. Insieme al superamento delle fantasie incestuose si compie il distacco dall’autorità dei genitori. Quanto più ci si avvicina alle perturbazioni più profonde dello sviluppo psicosessuale, tanto più inequivocabilmente risulta l’importanza della scelta incestuosa dell’oggetto. Negli psiconevrotici, in seguito al rifiuto della sessualità, una buona parte o la totalità dell’attività psicosessuale per il rinvenimento dell’oggetto rimane nell’inconscio. Nemmeno chi ha felicemente evitato la fissazione incestuosa della sua libido è completamente immune dalla sua influenza. Un compito cui la scelta oggettuale non può sottrarsi è quello di non mancare il sesso opposto.

Riepilogo
535-46
È degno di particolare considerazione il fatto di un inizio in due tempi dello sviluppo sessuale nell’uomo. Esso sembra contenere una delle condizioni per l’attitudine dell’uomo allo sviluppo di una superiore civiltà, ma anche per la sua inclinazione alla nevrosi. Non di rado si trovano nei membri delle stesse famiglie la perversione e la psiconevrosi distribuite tra i vari sessi in modo che uno o più maschi sono perversi positivamente, mentre le femmine sono perverse negativamente, isteriche; e questo è un valido sostegno all’ipotesi delle relazioni sostanziali tra i due disturbi. Se tutte le predisposizioni si conservano nel loro rapporto relativo, supposto anormale, e si rafforzano con la maturità, il risultato finale può essere soltanto una vita sessuale perversa. Se la zona genitale è debole, la composizione (delle singole attività sessuali nell’unico scopo della riproduzione) richiesta nella pubertà è destinata a fallire, e la più forte delle altre componenti sessuali realizzerà la sua attività come perversione. Si ha un altro esito se nel corso dello sviluppo talune delle componenti dotate di forza eccessiva subiscono il processo della rimozione. In questo caso gli eccitamenti relativi vengono regolarmente prodotti, ma l’intoppo psichico impedisce loro di raggiungere la meta e li spinge su molteplici vie diverse, finché si manifestano come sintomi. Nel processo di sublimazione si aprono agli eccitamenti eccessivi provenienti da alcune fonti della sessualità il deflusso e l’utilizzazione in altri campi, di modo che dalla predisposizione, in sé pericolosa, risulta una non disprezzabile intensificazione della capacità di prestazioni psichiche.

Estratti: Opere di Sigmund Freud (OSF) Vol 4. Tre saggi sulla teoria sessuale e altri scritti 1900-1905, Torino, Bollati Boringhieri, 1989.