Totem e tabù (1912-13): Il tabù e l’ambivalenza emotiva (4)

Il tabù dei sovrani

L’atteggiamento dei popoli primitivi verso i loro capi, re e sacerdoti, si fonda su due principi. Il sovrano dovrà essere difeso, ma da esso bisognerà anche difendersi perché egli è portatore di quella oscura e pericolosa forza magica che si effonde per contatto, come una carica elettrica che è in grado di condurre a morte o alla rovina colui che non si protegge da essa. Il bisogno di proteggere il sovrano da tutti i possibili pericoli si origina dall’importanza estrema che egli ha per i suoi sudditi. Il cerimoniale che accompagna il tabù dei re sembra rappresentare il massimo degli onori e della protezione che è possibile offrire loro, invece, sottolinea Freud, non è nient’altro che la punizione per tale innalzamento, la rivincita che i sudditi si prendono sul sovrano. La diffidenza, che senza ombra di dubbio accompagna  la nascita dei tabù regali, è un’espressione di ostilità inconscia. Un esempio lampante della repressione e della limitazione a cui un sacro sovrano è stato sottoposto attraverso il cerimoniale dei tabù, è quello trovato nello stile di vita dei Mikado, imperatori del Giappone nei secoli passati. Re barbarici sono sottoposti ad alcuni tabù che ricordano le restrizioni imposte agli assassini. Il cerimoniale tabù isola i re e contemporaneamente li innalza al di sopra di tutti i comuni mortali, ma trasforma anche la loro vita in un tormento insopportabile, obbligandoli ad una schiavitù molto più dolorosa di quella dei loro stessi sudditi.