Senso di colpa

Il senso di colpa (Schuldgefühl) è uno dei tratti caratterizzanti la nevrosi ossessiva. Si manifesta in forma di auto-rimproveri, vergogna e pensieri ossessivi, contro i quali il soggetto si oppone perché ritenuti inaccettabili.

Il senso di colpa è in parte inconscio. Il soggetto non è consapevole della reale natura dei suoi desideri (soprattutto quelli aggressivi). Il senso di colpa si caratterizza per le autoaccuse, l’autosvalutazione e l’autopunizione. “[…] Gli autorimproveri sono in realtà rimproveri rivolti a un oggetto d’amore, e da questo poi distolti e riversati sull’Io del malato”[1]. Si assiste ad una vera e propria separazione tra Io, accusato, e Super-Io, accusatore. Scissione che deriva da una relazione intersoggettiva attraverso un meccanismo di interiorizzazione (rimproveri che dall’oggetto d’amore si riversano sull’Io).

Il Super-Io, come istanza critica e punitiva, assurge alla funzione colpevolizzante: “il senso di colpa è la percezione che nell’Io corrisponde a questa critica”[2] del Super-Io.

Adesso si spiega meglio l’aspetto inconscio del senso di colpa. È il rapporto tra Super-Io e Io ad essere inconscio. È questo rapporto a produrre effetti di colpevolizzazione che non hanno accesso alla coscienza. “Si può individuare in molti delinquenti, specialmente quando si tratta di giovani, un potente senso di colpa che preesisteva all’atto criminoso, e che quindi di questo atto non è l’effetto bensì la causa: come se il poter collegare il senso di colpa inconscio a qualche cosa di reale e attuale fosse avvertito da costoro come un sollievo”[3].

Ad un certo punto Freud si rende conto che la concezione del senso di colpa come inconscio lasciava spazio a qualche fraintendimento. Ad un certo punto preferì il termine “bisogno di punizione”, che indicava una spinta che tendeva alla distruzione del soggetto con un accezione più radicale. Infatti il senso di colpa è riconducibile sempre alla stessa dinamica che vede coinvolti l’Io e il Super-Io (residuo del complesso edipico). È possibile ipotizzare che “una grande parte del senso di colpa debba normalmente restare inconscia, dal momento che la formazione della coscienza morale è collegata intimamente al complesso edipico, il quale appartiene all’inconscio”[4].


[1] S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi e altri scritti 1915-1917, OSF, Torino, Bollati Boringhieri, 2002, vol. 8, p. 513

[2] S. Freud, L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Torino, OSF, Bollati Boringhieri, 2000, vol. 9, p. 514

[3] op. cit., p. 514

[4] op. cit. , p. 513