Seminario XI: i cerchi di Eulero

Lacan attribuisce al significante un potere letale[1], nel senso che esso divide il soggetto, lo fa dipendere dall’Altro, gli impone a una sorta di eclissamento proprio nel punto in cui è rappresentato dal significante. Lacan sovverte lo statuto del soggetto. Il soggetto è una realtà psichica  evanescente, è una mancanza-a-essere. L’alienazione significante si articola attraverso uno svuotamento d’essere che delocalizza l’identità dislocandola nella catena significante. L’alienazione mostra la strutturale dipendenza del soggetto dal significante e definisce l’effetto indotto dal linguaggio sull’uomo. La separazione, invece, mette in evidenza le manovre di disgiunzione del soggetto dal significante, ovvero, fa emergere la singolarità, il particolare proprio del soggetto.

Nei cerchi di Eulero abbiamo un’intersezione tra il soggetto, primo cerchio e l’Altro, secondo cerchio. Nel luogo dell’intersezione abbiamo l’oggetto a, si tratta di un luogo che non si riferisce al soggetto né all’Altro. È  il risultato della loro intersezione. L’alienazione significante fa emergere un soggetto diviso ($), la separazione invece induce all’estrazione di un oggetto (a). L’alienazione significante crea una mancanza nel soggetto, sottraendogli dell’essere, e ciò attiva il desiderio come spinta diretta a reimpossessarsi di quella parte perduta. Il desiderio si struttura come una metonimia della mancanza a essere e l’oggetto sta a dimostrare che non tutto è significante, ossia, che c’è qualcosa che cattura, che attira a sé il desiderio del soggetto e che in qualche modo, ferma la sua fuga metonimica.

Nella psicosi il punto di sganciamento tra il soggetto e l’Altro (oggetto a) è fragile. In questo caso il soggetto, piuttosto che separarsi dall’Altro attraverso l’oggetto, si identifica con esso, ossia si identifica con l’oggetto del godimento dell’Altro.

Nella nevrosi, invece, l’oggetto emerge nello spazio d’intersezione tra il soggetto e l’Altro. L’alienazione nello spazio dell’Altro risulta compensata dalla separazione dall’Altro mediante l’oggetto a dall’Altro. Ciò instaura un rapporto fondamentale con l’oggetto perduto.

Lacan chiama fantasma la modalità con la quale ognuno cerca di reimpossessarsi del godimento perduto, imparando a saperci fare, in qualche modo con la castrazione imposta dalla legge dell’Altro.



[1] Op. cit., p. 217