L’etica della psicoanalisi (2)

Fonte: J. Lacan, Il Seminario. Libro VII. L’etica della psicoanalisi. Cap. IX e X

[156] Con l’introduzione di questo significante plasmato che è il vaso, si ha già tutta la nozione di creazione ex nihilo. E la nozione di creazione ex nihilo è coestensiva all’esatta situazione della Cosa come tale. Effettivamente, è proprio così che nel corso dei tempi, e soprattutto dei tempi che sono a noi più vicini, quelli che ci hanno formato, è situata l’articolazione, il punto di oscillazione del problema morale.

[165] Questa Cosa è resa accessibile da esempi molto elementari, e che sono quasi dello stesso genere della dimostrazione filosofica classica, con l’aiuto della lavagna e di un pezzo di gesso. Ho preso l’ultima volta l’esempio schematico del vaso per permettervi di cogliere dove si situi la Cosa nel rapporto che met te l’uomo in funzione di termine medio tra il reale e il significante. Questa Cosa, tutte le forme della quale, create dall’uomo, sono del registro della sublimazione, sarà sempre rappresentata da un vuoto, per il fatto appunto di non poter essere rappresentata da qualche cosa d’altro – o, più esattamente , di non poter che essere rappresentata da qualcos’altro. Ma in ogni forma di sublimazione, il vuoto sarà determinativo. Vi indico sin d’ora tre diversi modi con cui l’arte, la religione e il discorso della scienza si trovano ad avere a che fare con questo – con tre formule di cui non vi dico che le considererò, quando avremo percorso insieme il nostro cammino, come un termine ultimo. Ogni arte si caratterizza per una certa modalità di organizzazione attorno a questo vuoto. Non credo che sia una formula inutile, malgrado il suo carattere generale, e che possa orientare coloro che si interessano alla delucidazione dei problemi dell’arte, e penso di essere in grado di illustrare con varie ed evidenti modalità. La religione consiste in tutte le modalità di evitare questo vuoto. Lo possiamo dire forzando la nota dell’analisi freudiana, a partire dal fatto che Freud mette in rilievo i tratti ossessivi del comportamento religioso. Tuttavia, benché tutta la fase cerimoniale di quel che costituisce il corpo dei comportamenti religiosi entri in effetti in questo quadro, non possiamo essere del tutto soddisfatti di questa formula, e una parola come rispettare questo vuoto va forse oltre a ogni modo, il vuoto resta al centro, ed è proprio per questo che si tratta di sublimazione. Quanto al terzo termine, ossia al discorso della scienza, avendo nella nostra tradizione origine dal discorso della saggezza, dal discorso della filosofia, in esso prende il suo pieno valore il termine impiegato da Freud a proposito della paranoia e del suo rapporto con la realtà psichica – Unglauben.

[167] […] Così come nell’arte c’è una Verdrangung, una rimozione della Cosa – e nella religione c’è forse una Verschiebung [procrastinare]- così è propriamente di Verwerfung che si tratta nel discorso della scienza. Il discorso della scienza rigetta la presenza della Cosa, per il fatto che, nella sua prospettiva, si profila l’ideale del sapere assoluto, e cioè di qualcosa che pone ugualmente la Cosa, ma senza renderne conto, ciascuno sa che una tale prospettiva si rivela in fin dei conti nella storia rappresentare un fallimento. Il discorso della scienza è determinato da questa Verwerfung, e probabilmente per questo – quel che è rigettato dal simbolico riapparendo secondo la mia formula, nel reale – si trova a sfociare su una prospettiva in cui, al limite della fisica, si profila appunto qualcosa di altrettanto enigmatico della Cosa.