L’affettuosa sorellina dell’impotenza

La configurabilità dell’io gira intorno al Nome del Padre. L’identificazione/sottomissione costituisce il soggetto ed installa quest’ultimo nella dinamica simbolica che lo salvaguardia dalla informità del senza nome. Dove alberga il “senza nome”? Nel prima Ich, prima di dire Io, nell’Es. Il nome proprio, palesemente, salvaguarda da quella troppo lucida beanza dell’inconscio che costituisce quell’informe senza nome che comunque, nonostante l’identificazione nel nome del padre, permane, fa problema. “l’io non può che restare impiccato a questo oltre, nella cui ingiunzione risuona la sua incessante mortificazione” (Tarizzo).

A cosa serve la psicoanalisi?

L’impossible c’est le réel. L’impossibile non è la verità. La verità viene nominata, l’impossibile è refrattario alla nominazione. L’impossibile è il reale: Non sarebbe male se l’analisi vi permettesse di percepire da che cosa dipende l’impossibilità, vale a dire ciò che fa ostacolo alla delimitazione, alla stretta di ciò che solo, da ultimo, potrebbe forse introdurre la mutazione, ovvero il reale nudo, non la verità. Soltanto, ecco, tra noi e il reale, vi è la verità. “La verità, vi ho enunciato un giorno, in un involata lirica, che era l’affettuosa sorellina dell’impotenza” (Lacan)

A cosa serve l’analisi? Lacan esorta, nello Scilicet: rinunciate al vostro nome, non firmate le vostre parole. Il cammino della psicoanalisi invita a rinunciare al significant-maitre, cammino che conduce al grado ultimo della ricerca, al grado zero. Lo svuotamento di significato del nome proprio. Non c’è una privazione di nome, l’estirpazione del proprio nome ma la messa in luce della necessità di mostrare l’inaccessibilità di ciò che più di tutto persiste refrattario al nome proprio: c’e una progressiva corrosione degli attributi che strutturerebbero il nome proprio. Dissolvere il significato del nome proprio, ecco in cosa consiste il fine dell’analisi. Io sono la dove non penso, io non-sono quindi penso mi verrebbe da dire, il non-essere è la condizione necessaria del pensare, del nominare, del procacciare la verità, il fine dell’analisi è quello di ricondurre là dove il soggetto ha sempre albergato, wo es war, nell’al di là dove il nome non è più vero, la dove il soggetto si è dimenticato, la dove non è. Dove il nome perde tutte le proprietà. Dove era Es, deve essere l’io.