La teoria cognitiva della psicopatologia

Il disagio psicologico, secondo il modello cognitivista, è il risultato di una configurazione di rappresentazioni schematiche preesistenti, disfunzionali e disadattive, di se stessi, degli altri e del mondo esterno. Queste rappresentazioni sono stimolate da determinate esperienze e comportano un’elaborazione deformata delle informazioni sul proprio Sé che sfocia in una sequenza di pensieri, comportamenti, emozioni e risposte psicologiche alla base dei disturbi psicopatologici. La guarigione è possibile, secondo questa prospettiva, attraverso la rettifica dell’elaborazione deformata delle informazioni connesse alle esperienze alla base dell’attivazione del disturbo.

L’elaborazione disfunzionale delle informazioni non è sufficiente a determinare l’insorgenza di un disturbo psicopatologico (Riskind, Alloy, 2006). Insieme alla cognizione disfunzionale concorrono fattori genetici, biologici, comportamentali, sociali ed emotivi, fattori che hanno una notevole importanza anche nel processo di guarigione (A.T. Beck, 1987). Ciò significa che, l’elaborazione deformata dell’informazione, in un quadro psicopatologico, è un tratto specifico che caratterizza le preoccupazioni che l’individuo ha nei confronti del disturbo stesso. Un uomo che soffre di ansia, per esempio, può avere una percezione alterata delle sensazioni corporee, che saranno interpretate in modo deformato, come un attacco cardiaco, e allo stesso tempo, questo soggetto, potrà non avere nessun tormento per quanto riguarda abitudini (per esempio fumare) che possono aumentare il pericolo di ammalarsi di tumore.

 

Riferimenti bibliografici

Riskind, John H.; Alloy, Lauren B.: Cognitive Vulnerability to Emotional Disorders: Theory and Research Design/Methodology., in Cognitive Vulnerability To Emotionai Disorders. Edited by Alloy LB, RiskindJH. Mahwah, N], Eribaum, 2006, pp 1-29

Beck AT: Cognitive models of depression. Journal of Cognitive Psychotherapy: An Internalional Quarterly 1:5-37, 1987