Parole chiave della clinica cognitivista

Kendall e Ingram (1989) individuano quattro costrutti fondamentali della psicopatologia cognitiva: struttura, proposizioni, operazioni e prodotti cognitivi. La struttura cognitiva corrisponde a quei        concetti che si riferiscono all’immagazzinamento o all’organizzazione dell’informazione (schemi, reti semantiche, rappresentazioni di significato…). Le proposizioni cognitive sono quei concetti che si riferiscono al contenuto dell’informazione immagazzinata nelle strutture mnestiche (idee, credenze, comportamenti…).

Le operazioni cognitive si riferiscono a quei processi fondamentali per il funzionamento del sistema di elaborazione dell’informazione (attenzione selettiva, codifica, recupero…). Per finire, i prodotti cognitivi, rappresentano il frutto finale del processo di elaborazione dell’informazione (pensieri automatici, immagini mentali, appraisal, interpretazioni…) (Fonte. Kendall, Ingram, 1989).

I disturbi psichiatrici si caratterizzano proprio per una distorsione nel sistema di elaborazione dell’informazione. Una distorsione che colpisce le strutture e i processi attivati producendo pensieri, immagini e le interpretazioni disfunzionali.

Clark (D.A. Clark et al., 1999) sostiene due ipotesi inerenti ad una possibile psicopatologia di matrice cognitivista. La prima, si riferisce alla specificità del contenuto cognitivo, ossia: ogni disturbo psicopatologico ha un suo tratto distintivo dal punto di vista cognitivo. Ciò vuol dire che ognuno di essi si caratterizza per determinati contenuti o tematiche. Pensieri, immagini, credenze, interpretazioni, valutazioni disfunzionali che strutturano il quadro sintomatologico. La seconda ipotesi si riferisce al primato cognitivo, ossia che, i pensieri, le credenze disadattive, incidono sulle componenti comportamentali, emotive, somatiche e motivazionali.

La prospettiva cognitivista ipotizza la presenza di una vulnerabilità soggiacente che resta latente finché non viene attivata da una determinata esperienza. Tale prospettiva fa suo dunque il paradigma “diatesi-stress” a partire dal quale, alcuni schemi disadattivi sorti in seguito a determinate esperienze infantili negative, restano silenti fintando che, un evento specifico della vita, non li riattiva (A.T. Beck, 1987).

Un paziente predisposto alla depressione, per esempio, avrebbe, secondo questa visione, uno schema centrale del Sé incentrato sull’abbandono e il rifiuto. Schema che resta inattivo fin quando non viene stimolato da un evento, per esempio, la minaccia della perdita della persona amata. Una volta attivati, questi schemi prendono l’assoluto controllo nell’elaborazione dell’informazione conducendo ai sintomi propri della depressione.

 

Riferimenti bibliografici

Kendall PC, Ingram RE: Cognitive-behavioral perspectives: theory and research on depression and anxiety, in Anxiety and Depression: Distinctive and Overlapping Features. Edited by Kendall PC, Watson D. San Diego, CA, Academic Press, 1989, pp 27-53

Clark DA, Beck AT, Alford BA: Teoria e terapia cognitiva della depressione (1999)  Milano, Masson, 2001.

Beck AT: Cognitive models of depression. Journal of Cognitive Psychotherapy: An Internalional Quarterly 1:5-37, 1987