Il trattamento della domanda

Lacan nel 1962 diceva che il senso di colpa, nella contemporaneità, è alla sua fine. Ma è solo attraverso la colpa che il soggetto riesce a rendere sintomo il godimento.

Ci sono sempre maggiori difficoltà a sviluppare il significante del transfert. Si deve tentare di restituire uno statuto simbolico al sintomo: è necessario che si sviluppi una nevrosi del sintomo. La precipitazione del sintomo è la precipitazione della messa in forma del sintomo. Essere ansiosi, non dormire bene: non sono sintomi analitici. Un sintomo analitico può essere, per esempio: incontro soltanto donne che mi abbandonano. Il sintomo è posto dall’analista. Bisogna metterlo in forma prima di affrontarlo.

La psicoanalisi nelle istituzioni, rende necessario lavorare nei colloqui preliminari per sfoltire la densità iniziale del sintomo e vedere se il soggetto consente di cercare dei significati. Questa è la messa in forma del sintomo. Solo se la ricerca si apre ad una responsabilizzazione del soggetto possiamo parlare di colloqui preliminari perché il carattere dei colloqui preliminare è acquisito a priori.

Il trattamento preliminare è il trattamento della domanda.

La questione preliminare nella psicosi necessita di una regolazione del reale del godimento, di una supplenza alla mancanza del Nome-del-Padre. Il trattamento preliminare nelle nevrosi, fa emergere una concezione della domanda come articolazione tra sintomo e transfert. La trasformazione della domanda dovrebbe fungere da pivot in grado di mediare e articolare dialetticamente il sintomo al transfert. Il sintomo causa la domanda e la orienta verso un possibile transfert. Il trattamento preliminare realizzerebbe una doppia trasformazione della domanda: la rettifica soggettiva dei rapporti col reale (trasformazione etica) e isterizzazione del discorso (trasformazione euristica).

La trasformazione etica della domanda si concretizza nell’atto di sottolineare al soggetto il suo ruolo nella costruzione e nella perseverazione della sofferenza, ovvero, favorendo l’emersione della dimensione etica della colpa e della responsabilità. Consisterebbe cioè nella ricongiunzione di giudizio e azione, che nell’anima bella sono separati.

La trasformazione euristica della domanda, invece, valorizza la dimensione dinamica della verità. La richiesta d’aiuto, sempre collegata ad un oggetto immaginario, ossia ad una soluzione empirica di quel male che attanaglia, mette in secondo piano la volontà di sapere, facendo emergere la volontà di guarire senza volerne sapere. Il preliminare, in questo caso, consisterebbe nel favorire un’interrogazione sulla causa della sofferenza, affinché il soggetto metta in moto una ricerca euristica della verità. La verità della causa diventa più importante dello sradicamento della sofferenza, il desiderio di sapere deve emergere rispetto a quello di guarire: ecco l’isterizzazione del discorso, il discorso incentrato su una necessità di decifrazione che va aldilà della domanda di cura.