Il punto dell’ideale dell’io è quello da cui il soggetto si vede (10/17)

L’identificazione è la prima forma di un legame emotivo con un’altra persona, essa produce i suoi effetti sin dai primi istanti del complesso edipico. Innanzitutto, è la forma più primitiva di legame emotivo con un oggetto, in secondo luogo, mediante l’introiezione dell’oggetto nell’Io, per via regressiva, può diventare il sostituto del legame oggettuale libidico;  e per finire, l’identificazione può formarsi in rapporto ad aspetti posseduti in comune con una persona che non è oggetto di pulsioni sessuali. In quest’ultimo caso “l’identificazione prescinde interamente dal rapporto oggettuale con la persona copiata. Quando ad esempio, in un collegio, una della ragazze riceve da colui che ama segretamente una lettera che ne suscita la gelosia e alla quale reagisce con un attacco isterico, alcune delle sue amiche, al corrente della cosa, contraggono l’attacco per via dell’ ‘infezione psichica’ […]. Il meccanismo è quello dell’identificazione indotta dalla possibilità o dalla volontà di trasporsi nella medesima situazione”[1]. Il legame reciproco che sembra installarsi tra gli individui membri di una massa sembra avere le caratteristiche di quest’ultimo tipo di identificazione, la cui natura sembra essere quella di una importante comunanza affettiva.

Il concetto di identificazione che Freud mette in evidenza in Psicologia delle masse e analisi dell’Io si fonda sull’ipotesi che vede il maschio identificarsi al padre, cioè il bambino “vorrebbe divenire ed essere come lui, sostituirlo in tutto e per tutto”[2], ne fa così il suo modello, l’ideale dell’Io. “Egli manifesta allora due legami psicologicamente diversi, un investimento oggettuale nettamente sessuale verso la madre, un’identificazione con il padre inteso come modello. […] L’identificazione è comunque ambivalente fin dall’inizio; può tendere tanto all’espressione della tenerezza quanto al desiderio dell’allontanamento.”[3]. Dall’Io si differenzia l’ideale dell’Io, “un’istanza suscettibile di separarsi dal resto dell’’Io e di entrare con esso in conflitto […] le abbiamo attribuito come funzioni l’autosservazione, la coscienza morale, la censura onirica e l’influsso determinante nella rimozione”[4].

Sia la morale, sia la religione che il sentimento sociale si fondano sull’ideale dell’Io che incarna l’essere supremo, che va aldilà anche delle figure genitoriali. La struttura libidica della massa primaria si connette al fatto che tutti membri di questa hanno posto lo stesso oggetto al posto dell’ideale dell’Io, ed ognuno di loro si è identificato agli altri, come è avvenuto ai componenti dell’orda primordiale, tutti uguali tra loro e tutti guidati dall’unico capo: il padre primitivo dell’orda. La “pulsione gregaria” è riconducibile a questo processo.

È Interessante a tal proposito ricordare quello che Lacan definiva, nel Seminario XI, l’”esito naturale” dell’identificazione: “L’identificazione in questione non è […] l’identificazione speculare, immediata. Essa è il sostegno. Essa sostiene la prospettiva scelta dal soggetto nel campo dell’Altro, da cui l’identificazione speculare può essere vista sotto un aspetto soddisfacente. Il punto dell’ideale dell’io è quello da cui il soggetto si vede, come si dice, come visto dall’Altro. Cosa che gli permetterà di reggersi in una situazione duale per lui soddisfacente dal punto di vista dell’amore”.[5]


[1] S. Freud, Psicologia delle masse, op.cit., p. 101.

[2] Ibidem.

[3] Ibidem.

[4] S. Freud, Psicologia delle masse, op.cit., p. 106.

[5] J. Lacan, Il Seminario, Libro XI, I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, Enauidi, Torino, 2003, 263-264.