Funzione e campo: Schema L

Schema L di Lacan

Sull’asse immaginario, dove abbiamo la relazione speculare tra due simili a-a’, si posiziona la parola vuota, la trappola narcisistica della relazione speculare. Sull’asse simbolico, invece abbiamo la relazione tra soggetto dell’inconscio e l’altro come dimensione simbolica della parola ed è qui che si posiziona la parola piena, la storicizzazione simbolica, la realizzazione del soggetto. È il tempo della temporalità heideggeriana, non è il tempo storico fondato sulla relazione meccanicistica causa/effetto. È una temporalità non lineare. Fondata sul concetto freudiano di retroazione (Nachträglich). Non è la successione di eventi. Non è una relazione meccanicistica tra una causa, un evento del passato e un effetto, il presente-futuro. Lacan in questo caso invece parla di vera e propria possibilità del soggetto di “ristrutturare l’evento”[1]. Aprés coup. Retroattivamente. Il soggetto può ristrutturare il proprio passato, la propria storia, aprendosi al futuro. Il passato non ha un senso in sé, ma lo riceve dall’interpretazione presente che il soggetto pone in essere. La parola piena è in grado di ridare un nuovo senso alla storia soggettiva: è il modo con il quale il soggetto si assume la responsabilità della propria storia.

In Funzione e campo le pulsioni freudiane cedono il posto ai significanti della domanda. “Ogni fissazione e un preteso stadio istintuale è prima di tutto una stimmata storica: pagina di vergogna che si dimentica o si annulla, o pagina di gloria che ci obbliga […]. Per dirla in breve, gli stadi istintuali già quando sono vissuti sono organizzati in soggettività”[2]. Nel Seminario VII Lacan riprenderà la teoria della libido di Freud introducendo il registro del reale.

Il sintomo psicoanalitico indica al soggetto un senso oscuro. Il sintomo parla al soggetto. È  un messaggio, che per il soggetto ha un significato enigmatico, rimosso. “Il sintomo è qui il significante di un significato rimosso dalla coscienza del soggetto. Simbolo scritto sulla sabbia della carne e sul velo di Maia, esso partecipa del linguaggio attraverso l’ambiguità semantica da noi già posta in rilievo nella sua costituzione. Ma si tratta di una parola in pieno esercizio, poiché include il discorso dell’Altro nel segreto della sua cifra”[3].


[1] J. Lacan, Scritti, Torino, 1974, p. 175

[2] J. Lacan, Funzione e campo, op. cit., p. 255

[3] J. Lacan, Funzione e campo, op. cit., p. 274