Coscienza e l’inconscio (L’io e l’Es)

Freud riprende i temi già trattati in Al di là del principio di piacere che vengono qui messi in relazione con altri dati emersi dall’osservazione psicoanalitica. Ovviamente ci sono altre tematiche trattate per la prima volta. La suddivisione del campo psichico in cosciente e inconscio resta il fondamento della psicoanalisi.

Un elemento psichico generalmente non resta cosciente in modo duraturo. Ci sono rappresentazioni  in grado di produrre quegli effetti propri delle rappresentazioni comuni, senza per questo divenire mai coscienti perché una certa forza vi si oppone; esse sono poco differenti dagli altri elementi psichici.

La rimozione è la condizione in cui queste rappresentazioni si trovano prima di diventare coscienti. La forza che ha generato e mantenuto attiva la rimozione, durante il lavoro di analisi, è avvertita come una resistenza. È dal funzionamento della rimozione che Freud ricava il concetto di inconscio. Quella parte di latente capace di diventare cosciente Freud lo chiama preconscio, mentre ciò che è rimosso è chiamato inconscio.

L’Io è un nucleo organizzato e coerente di processi psichici al quale è legata la coscienza; esso governa le vie d’accesso alla motilità. Dall’Io si originano anche le rimozioni attraverso le quali alcune tendenze psichiche restano escluse dalla coscienza e dagli altri modi di agire e di farsi valere.

Ciò che viene messo da parte attraverso la rimozione si oppone all’Io durante il lavoro di analisi: l’obiettivo è eliminare le resistenze che l’Io mostra nei riguardi del rimosso. Anche una parte dell’Io è inconscia. Tale inconscio dell’Io non è latente nel senso del preconscio.

Cfr. S. Freud, L’Io e l’Es e altri scritti 1917-1923, Opere di Sigmund Freud, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, (rist. 2006) – (Vol. 9: 475-81, 1922)