Caso clinico di Dora

1901, 305-10

Premessa

Se è vero che la causa delle malattie isteriche va trovata nell’intimità della vita psicosessuale del malato e che i sintomi isterici sono l’espressione dei suoi più segreti desideri rimossi, la spiegazione di un caso d’isteria non potrà non svelare quell’intimità e tradire quei segreti. Rendere di pubblica ragione ciò che si crede di sapere sulle cause e sulla struttura dell’isteria diviene un dovere, e vergognosa viltà il non farlo se solo si può evitare un danno diretto e personale al singolo malato. Freud espone a questo punto alcuni dei modi con cui ha superato le difficoltà tecniche connesse alla relazione di questa storia clinica. Gli elementi atti a chiarire il caso si raggrupparono intorno a due sogni e il trattamento ebbe breve durata (non più di tre mesi). Non venne condotto fino alla meta prefissa, ma fu interrotto per volontà della paziente, allorché si giunse a un particolare momento.

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  1. Lo stato clinico

La famiglia della paziente, una ragazza di diciotto anni, si componeva dei genitori e di un fratello maggiore di lei di un anno e mezzo. La personalità dominante era il padre, tanto per la sua intelligenza e le qualità del suo carattere quanto per le circostanze della sua vita. La figlia gli era molto affezionata, e il suo precoce senso critico rimaneva perciò tanto più sfavorevolmente colpito da certe sue azioni e da certi aspetti del suo carattere. La tenerezza di lei si era ancora accresciuta per le molte e gravi malattie cui il padre era andato soggetto sin da quando lei aveva compiuto sei anni. La paziente presentava sintomi nervosi già all’età di otto anni. Aveva sofferto allora di permanente difficoltà di respiro, a volte con accessi acuti. La prima volta che Freud la vide, aveva sedici anni, e soffriva di tosse e di raucedine. Nell’esperienza con il signor K. (le profferte amorose di lui e la conseguente offesa nell’onore) sarebbe consistito, per la paziente, il trauma psichico che Freud, con Breuer, aveva indicato a suo tempo quale precondizione indispensabile per la formazione dello stato patologico isterico. È importante rilevare come in questo caso tre sintomi – la nausea, il senso di oppressione alla parte superiore del corpo e l’orrore per gli uomini impegnati in teneri colloqui – derivino da un’unica esperienza. Vengono presi successivamente in esame i principali fattori che contribuirono all’isteria di Dora: la relazione tra Dora e il padre, il signor K. e la signora K., e la relazione tra il padre di Dora e la signora K. Prima di intraprendere un trattamento d’isteria, conclude Freud, è necessario convincersi che è inevitabile affrontare argomenti sessuali, o perlomeno essere pronti a lasciarsi convincere dall’esperienza.

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  1. Il primo sogno
    È un sogno ricorrente: “ln una casa c’è un incendio. Mio padre è in piedi davanti al mio letto e mi sveglia. Mi vesto rapidamente. La mamma vorrebbe ancora salvare il suo scrigno dei gioielli, ma il babbo dice: “Non voglio che io e i miei due bambini bruciamo a causa del tuo scrigno dei gioielli.” Scendiamo in fretta, e appena sono fuori mi sveglio.” Compito di Freud era scoprire un rapporto tra gli avvenimenti di L. (il luogo dove accadde la scena con il signor K.) e il sogno ricorrente che colà Dora aveva avuto. “Scrigno dei gioielli” è un’espressione molto spesso usata per indicare il genitale femminile. Il sogno corrisponde a un proposito che Dora portava con sé nel sonno. Esso si ripeté ogni notte fino a quando il proposito non venne mandato a effetto, e riapparve anni dopo allorché si presentò l’occasione di formare un proposito analogo. Quest’ultimo può esprimersi coscientemente pressappoco così: “Via da questa casa, in cui, come ho visto, la mia verginità corre pericolo; partirò col babbo, e domattina prenderò le mie precauzioni per non essere sorpresa mentre mi vesto.” Il sogno costituisce la reazione a un’esperienza recente ed eccitante che deve necessariamente risvegliare il ricordo dell’unica esperienza analoga del passato. Tale ricordo è la scena del bacio nel negozio e il conseguente senso di nausea.

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  1. Il secodo sogno
    Poche settimane dopo il primo sogno intervenne il secondo. “Mi aggiro per una città che non conosco, vedo strade e viuzze che non mi sono familiari.” La passeggiata attraverso la città sconosciuta era sovradeterminata ed era innanzitutto in rapporto con uno degli spunti occasionali del giorno prima. “Giungo poi in una casa dove abito, vado nella mia camera e trovo lì una lettera della mamma. Mi scrive che, poiché sono fuori casa all’insaputa dei genitori, non aveva voluto scrivermi che il babbo era malato: ‘Adesso è morto e, se vuoi, puoi venire.'” Interpretazione: desiderio di vendetta contro il padre. “Allora vado alla stazione e domando un centinaio di volte: ‘Dov’è la stazione?'” Questa parte del sogno riconduceva a un’altra causa del sogno stesso, connessa agli eventi precedenti. Il fitto bosco vicino alla stazione fu interpretato come una geografia sessuale simbolica. Dietro la prima situazione onirica si nascondeva dunque una fantasia di deflorazione: un uomo che si sforza di entrare nel genitale femminile. L’incapacità a soddisfare le esigenze erotiche reali è uno dei tratti caratteristici fondamentali della nevrosi; i malati sono dominati dal contrasto tra realtà e fantasia. Ciò a cui ambiscono più intensamente con l’immaginazione, lo fuggono allorché la realtà lo offre loro; e quando la realizzazione delle loro fantasie non è più da temere, tanto più volentieri vi si abbandonano.

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  1. Postscritto
    La teoria dell’isteria non trascura affatto di indicare il fondamento organico delle nevrosi, pur se non lo ricerca in un’alterazione anatomopatologica, sostituendo alle modificazioni chimiche, probabili ma ancora inafferrabili, il concetto provvisorio di funzione organica. La sessualità non è un deus ex machina che interviene isolatamente in un qualche punto del meccanismo caratteristico dei processi isterici, ma costituisce al contrario la forza motrice di ogni singolo sintomo e di ogni singola manifestazione sintomatica. I fenomeni morbosi sono l’attività sessuale del malato. In tutti i casi la formazione di nuovi sintomi cessa durante la cura psicoanalitica. Ma la capacità produttiva della nevrosi non per questo è spenta; essa si esercita creando un particolare tipo di formazioni mentali, perlopiù inconsce, che possono denominarsi traslazioni. Queste sono riedizioni, copie degli impulsi e delle fantasie che devono essere risvegliati e resi coscienti durante il progresso dell’analisi, in cui però – e questo è il loro carattere peculiare – a una persona della storia precedente viene sostituita la persona del medico.

Estratti: Opere di Sigmund Freud (OSF) Vol 4. Tre saggi sulla teoria sessuale e altri scritti 1900-1905, Torino, Bollati Boringhieri, 1989.