Alcol e giovani (1)

Prima ancora di alcolismo giovanile si deve parlare di alcolismo infantile. La scuola di Della Volta[i] ha affrontato per prima questo problema studiando il comportamento dell’individuo, nelle varie tappe evolutive rispetto all’alcol. È ovvio che nel determinare l’abuso di bevande alcoliche nel bambino è fondamentale l’imitazione delle abitudini familiari. Da più parti si rileva al precoce iniziazione familiare, anche se l’abitudine infantile può essere risolta facilmente, tuttavia può accadere più tardi che stati conflittuali persistenti possano risvegliare un’abitudine creduta scomparsa, oppure che essa ricompaia nell’ambito di gruppi di coetanei per atteggiamenti imitativi quando l’insicurezza induce a fenomeni di gregarismo. Nella prima adolescenza l’alcol viene usato come mezzo di iniziazione o in contrapposizione all’età adulta attribuendo al bere funzioni di facilitatore della comunicazione e di aggregazione sociale.

Le ricerche italiane sul bere giovanile indicano una tendenza sempre più marcata di imitamento del comportamento alcolico: da un modello mediterraneo di assunzione di alcol costantemente, ci si sta avvicinando a quello anglo-scandinavo che utilizza l’alcol in modo saltuario ma eccessivo. Le bevande hanno subito una trasformazione: non solo il vino ma birra, superalcolici, aperitivi, i quali offrono un’attrattiva maggiore nei confronti dei giovani al pari di altri beni di consumo diffusi nel gruppo dei coetanei. Si tende a bere il fine settimana, in occasione di feste o in discoteca per ricercare emozioni forti, allargare le proprie esperienze e provare lo “sballo” nel tentativo di raggiungere il divertimento comunque, ma fittizio. Oltre alla famiglia e al gruppo di amici fondamentali per l’apprendimento dell’abitudine di bere, lo psichiatra americano Massignan[ii] individua molteplici cause socio-culturali rinforzanti il comportamento alcolico: ignoranza degli effetti dell’alcol, tradizioni culturali, condizioni di studio/lavoro, il rito di convivialità sociale, opinioni comuni sull’alcol quale elemento di virilità, la tolleranza del contesto ambientale, la mancanza di interessi sostitutivi, la lassità dei controlli. Dalla modalità tradizionale si sta passando ad una modalità solitaria, aumenta l’abuso durante il servizio militare e nelle situazioni di “emigrazione” per studio o lavoro, aumenta l’alcolismo nelle donne ed è più frequente la possibilità di mescolare l’alcol ad altre sostanze tossiche. All’adolescente arrivano messaggi dissonanti: la persona che beve secondo norma ha gratificazioni, l’alcolismo è dannoso, il bere smodato e l’astinenza sono comportamenti eccezionali.


[i] DELLA VOLTA A.: Alcolismo infantile e influenza dell’ambiente familiare, Neuropsichiatria, 10, 1, 1954.

[ii] CATTARINUSSI B.: Bere e variabili socio-culturali, in Rolli A. – Cottino A.: Le culture dell’alcol. Sociologia del bere quotidiano tra teoria ed intervento, Ed. Franco Angeli, 1992.