Alcol e altre sostanze (2)

L’interazione più frequente nella popolazione giovanile è quella caratterizzata da un’eccedenza occasionale di alcool associata ad uso/abuso di sostanze psicotrope. Il contesto sociale ed ambientale nonché l’età, il sesso, il tipo di sostanze, le modalità di assunzioni, la reattività individuale, la vulnerabilità biologica e psicologica condizionano il quadro clinico-comportamentale, il suo decorso e le sue conseguenze. Certo la vulnerabilità individuale è un fattore a rischio aggravante le conseguenze dell’interazione. Essa è legata a molteplici fattori: dalla presenza di patologie organiche preesistenti, a reazioni individuali particolari (reazioni allergiche e idiosincratiche), a particolare sensibilità alle sostanze di abuso. In rapporto al tipo di sostanze il quadro clinico tende a differenziarsi e i rischi acuti sono di diversa natura. Nel corso dell’associazione alcool-stimolanti, in particolare derivanti della metamfetamine, bisogna distinguere diverse fasi dell’interazione a seconda della successione temporale con cui sono state assunte le due sostanze[i]. Generalmente in una prima fase prevale la componente eccitatoria cui segue la fase “down” conseguente all’estinzione dell’effetto dello stimolante cui si somma l’effetto depressivo dell’alcool. In questa fase i rischi acuti sono legati all’ipotermia e agli accidenti cardiovascolari, mentre nella fase depressiva prevale l’impairement cognitivo, il calo delle performances psico-fisiche.

Inoltre l’associazione alcool depressori propone un altro quadro sintomatologico determinato dalle conseguenze della depressione delle funzioni del S.N.C. in rapporto alla quantità di alcool, alla dose e alla natura delle sostanze assunta. In questo caso il rischio acuto è dato dalla rapida progressione verso uno stato di coma. Nel caso di oppiacei i sintomi della overdose sono più precoci, e la compromissione della funzione respiratoria più marcata.

Sempre più frequente è l’assunzione contemporanea di alcool, stimolanti e derivanti sintetici metamfetaminici. Nella popolazione giovanile l’eccedenza è ancora occasionale, riversata a particolari momenti legati alla ritualità del mondo giovanile. Tuttavia sempre più sono i giovani dove tale esperienza ha perso le caratteristiche di occasionalità per divenire un appuntamento sempre più “regolare” (ogni fine settimana) fino ad una frequenza pressoché continuata. In questi casi ad alto rischio di “incidenti acuti” divengono determinanti i fattori di neuroadattamento e di rinforzo del “craving” che portano inesorabilmente verso un quadro conclamato di addiction. Le conseguenze sul comportamento divengono in molti casi devastanti, con l’insorgenza di quadri psichiatrici la cui natura difficilmente viene correlata con l’assunzione delle sostanze. Infatti questi soggetti non si riconoscono come tossicodipendenti mancando la dipendenza fisica propria degli oppiacei. L’alcol può essere anche usato in modo “terapeutico” dai tossicodipendenti quando di propria iniziativa tentano di abbandonare l’uso di sostanze stupefacenti sostituendole con una sostanza accettata socialmente. Secondo alcuni autori[ii] è rilevante la combinazione dipendenza da oppiacei ed alcolismo :le percentuali di abuso di alcol tra i tossicodipendenti oscillerebbe tra il 10% e il 50%.


[i] Schifano F., Di Furia L., Forza G., Minicuci N., Bricolo R.: MDMA (ecstasy) consumption in the context of a polidrug abuse: a report on 150 patiens. Drug and Alcool Dependance 52(1): 85-90, ISNN: 0376-8716, 1998

[ii] MOLARI ET. AL: Incidenza dell’abuso di alcol in una popolazione di eroiomani in terapia sostitutiva con metadone, Boll. per le Farmacodipendenze e l’alcolismo, 1987.