A ciascuno il suo cervello (4)

Brani antologici: François Ansermet e Pierre Magistretti,  A ciascuno il suo cervello. Plasticità neuronale e inconscio, Bollati Boringhieri, 2008.

[79-85] […] una percezione lascia una traccia, che abbiamo chiamato segno della percezione o significante. In un processo successivo una nuova percezione può lasciare un’altra traccia, dunque un altro segno della percezione, ossia un altro significante. Queste due tracce primarie possono successivamente associarsi tra loro, generando così una nuova traccia che è il prodotto di tale associazione. Da questa risistemazione risulterà un nuovo significante. […] una percezione 1 lascia una traccia 1, o significante1, laddove la percezione 1 è il significato1; una percezione 2 (significato 2) lascia una traccia 2 o significante 2 ecc. . Nel processo che ne consegue può stabilirsi un’associazione tra la traccia 1 e la traccia 2, dunque tra due significanti iniziali (i significanti 1 e 2) e produrre una nuova traccia A, vale a dire un nuovo significante. La nostra ipotesi è che questa nuova traccia, derivante dall’associazione delle due tracce iniziali, determini un allontanamento dalla percezione iniziale (dal significato) e che, attraverso questo processo di trascrizione, il nuovo significante, generato sulla base dei due significanti iniziali, non si trovi più affatto in rapporto diretto con il significato corrispondente alla realtà esterna. Questo processo proseguirebbe poi, di associazione in associazione a formare per esempio la traccia X, ossia il significante X. Come collegare lo stato somatico a questo nuovo insieme di dati – se è vero che una data percezione, che lascia una data traccia, può essere associata a un dato stato somatico – diciamo che la percezione 2 che lascia la traccia 2 è associata a uno stato somatico S – e che questa si associa ad altre per formare nuove tracce che finiscono per generare la traccia X, ossia un significante che non è più affatto in relazione con il significato iniziale, si giunge alla conclusione che lo stato somatico S, all’origine associato ala traccia 2, è ora associato alle tracce di nuova formazione fino alla traccia X, che diventa XS, laddove quest’ultima costituisce uno degli elementi di uno scenario fantasmatico inconscio. Ne consegue anche che lo stato somatico “marca” delle tracce inconsce fin dall’origine (traccia 3). L’insieme di questi meccanismi provvede così a veicolare lo stato somatico come un marcatore lungo la catena associativa che conduce a uno degli elementi della realtà interna inconscia. Lo stato somatico si trova così associato alla fine della catena, a una traccia che non ha più alcun rapporto diretto con la traccia generata dalla percezione della realtà esterna.

Facciamo un esempio semplice per illustrare queste associazioni tra stato somatico e percezione: un lattante, quando avverte lo stimolo della fame e della sete, si trova in forte stato di angoscia somatica, che può essere placata dal seno materno (ed è questo che Freud individua come l’esperienza primordiale di soddisfacimento). Dal punto di vista somatico, i livelli di glucosio sono bassi (ipoglicemia), dato che le riserve energetiche sono state esaurite. Il lattante ha sete, il che da un punto di vista biologico corrisponde a una iperosmolarità del plasma, vale a dire che la concentrazione del sale nel sangue è più elevata del livello fisiologico: è disidratato. Queste variabili biologiche, glicemia e osmolarità, sono rilevate dal cervello, a livello dell’ipotalamo, ove si attivano neuroni specializzati, sensibili rispettivamente alla glicemia e all’osmolarità. Come abbiamo visto , il cervello “legge” lo stato del corpo in ogni istante. Si tratta quindi di uno stato somatico oggettivo, preciso, caratterizzato da ipoglicemia e iperosmolarità plasmatica rilevante dal cervello. Questa perturbazione dell’omeostasi può corrispondere allo stato di impotenza del lattante definito da Freud. Il lattante vive questa tensione come un’esperienza di dispiacere che manifesta, ad esempio, con un grido. Ma questo grido viene percepito dal bambino stesso: egli lo produce, e al tempo stesso lo sente. In fin dei conti si tratta quindi di una percezione: una percezione della realtà esterna. Ci troviamo in una situazione prototipica di stato somatico (ipoglicemia, iperosmolarità) associata a una percezione del mondo esterno (il grido). A questo grido risponde l’Altro. La madre si avvicina al poppante offrendogli il senso, fonte di glucosio, di altri substrati energetici e di liquido. Questo atto, che viene effettuato simultaneamente all’insistere del dispiacere legato a un dato stato somatico, ristabilisce alquanto rapidamente i valori fisiologici di glicemia e osmolarità. Questa concatenazione di eventi porta a scaricare la tensione collegata allo stato somatico di dispiacere. Il piacere succede al dispiacere nel suo Progetto. A seguito dell’azione specifica dell’Altro (realizzandosi nella simultaneità – Gleichzeitgkeit), il lattante è passato da uno stato di angoscia di origine somatica a uno stato di benessere, che Freud associa al concetto di piacere. È su questa base che si realizza la registrazione dell’esperienza, attraverso i meccanismi della plasticità.

Potremmo dire che in questo caso lo stato somatico del bambino genera una pulsione vitale che si risolve nel grido. Questo grido, di per sé, è un grido del vivente, senza intenzionalità psichica, a questo stadio, dunque senza significato. Ma il grido provoca l’azione dell’Altro, portatrice di sollievo, si crea così una prima associazione per simultaneità fra tre percezione dello stato somatico sregolato; la percezione del grido; e infine la percezione del sollievo dovuto al liquido caldo e benefico proveniente dal senso materno. Ora, grazie ai meccanismi della plasticità, si genera una traccia che diventa una traccia mnestica, inconscia a questo stadio, ma ben presente. Per riprendere i termini utilizzati prima, si forma una nuova traccia tramite l’associazione di due significanti primari: nel nostro esempio, il segnale della percezione del grido e il segno della percezione del seno che viene offerto.  Inoltre, alla percezione collegata al grido è associato un dato stato somatico. Mettendoci da un punto di vista energetico freudiano, possiamo dire che lo stato somatico scatena una pulsione vitale che spinge a scaricare lo stato somatico sgradevole. L’oggetto esterno, il seno della madre, permette questa scarica. È quindi l’azione dell’Altro che le permette, e che porta al soddisfacimento della pulsione vitale. Da quel momento uno stato somatico – quindi un complesso di percezioni provenienti dal mondo esterno – si associa a eventi provenienti dal mondo esterno. Ecco dunque un primo semplice modulo nel quale entrano in relazione uno stato somatico, una percezione e la scarica di una pulsione collegata allo stato somatico. Questa scarica passa attraverso l’Altro e in particolare attraverso un oggetto (il seno). Qual è lo status di questo oggetto nella catena delle trascrizioni? Al grido, attraverso la risposta dell’Altro, è associato il seno. Di conseguenza quello che è associato al grido – per esempio il passaggio dello stato somatico dall’angoscia al sollievo – è associato anche al seno. Qual è lo status di questo seno? Nelle prime tappe della formazione di questa rete di associazioni il seno è davvero un oggetto concreto, fatto di carne. Attraverso i processi di trascrizione il seno si distacca dallo stato iniziale. Una traccia dell’esperienza –  una traccia mnestica – si sostituisce all’esperienza vera e propria. Vi sono quindi, da un lato, l’oggetto che ha fatto parte dell’esperienza e dall’altro, la traccia dell’esperienza, che implica l’oggetto ma sotto forma di rappresentazione – ossia, in senso proprio, una presenza dell’oggetto in assenza di esso; nel senso freudiano, una percezione senza oggetto, che egli designa come un’allucinazione dell’oggetto stesso.  Da quel momento l’oggetto può non essere altro che un sostituto dell’oggetto primo associato alla registrazione dell’esperienza. L’oggetto si è scisso tra questo primo oggetto e l’oggetto che entra in gioco successivamente attraverso una rappresentazione. Ritroviamo nel nostro modello la necessaria distinzione tra l’oggetto che diventa rappresentazione e la cosa che corrisponde all’oggetto reale dell’esperienza primordiale. Nella prima fase dell’associazione tra uno stato somatico e un oggetto che permette il soddisfacimento, l’oggetto e la cosa sono identici, come nella coppia “percezione 4 -traccia 4”. Qui, invece, l’oggetto non corrisponde a una rappresentazione: è qualcosa di reale, il seno, che è das Ding, secondo la lettura che Lacan fa di Freud. Una volta che queste prime associazione sono ben stabilite – fame/sete/grido/seno/scarica – , si possono immaginare altri eventi. Per esempio, il bambino è in camera sua, ha fame e sete, lancia un grido e sua madre, udendo il grido, apre la porta. La quale, aprendosi o richiudendosi, fa un rumore particolare. A poco a poco il lattante crea una seconda associazione tra il rumore della porta e il seno materno che gli apparirà pochi secondi dopo. Esiste quindi una nuova associazione creatasi tra il grido e il rumore della porta che si apre o si chiude, e che preannuncia la scarica che avverrà pochi istanti più tardi. Qui l’oggetto è già un oggetto distante. Il rumore della porta è diventato il rappresentante di ciò che potrà consentire il soddisfacimento. La cosa rimane il seno ma, nella costruzione psichica del bambino, si è attuata una prima dissociazione tra l’oggetto e la cosa. l’oggetto associato all’esperienza di soddisfacimento tra l’oggetto e la cosa. L’oggetto associato all’esperienza di soddisfacimento viene a trovarsi materialmente distante dalla cosa – il rumore della porta è ben diverso dal seno della madre! – ma le due percezioni sono collegate, attraverso i meccanismi della plasticità sinaptica, in un nuovo significante che può che può essere funzionale all’esperienza di soddisfacimento. Evidentemente questo effetto di serie può complicarsi all’infinito. Per esempio, se la madre indossa spesso una camicetta rosa quando viene verso il bambino per consolarlo, quella camicetta rosa sarà gradualmente associata a un’esperienza di piacere, perché il dispiacere cessa, e allora si formerà una nuova associazione, questa volta tra camicetta rosa ed esperienza di soddisfacimento. Si costruisce così, nel corso del tempo, una complessa serie di rappresentazioni associate a un dato stato somatico – ma questa serie può essere ricondotto al modulo iniziale dell’esperienza primaria di soddisfacimento in cui si è suggellato il primo legame tra una rappresentazione e quello specifico stato somatico.

[87] […] Lo stato somatico scatena una pulsione che deve trovare un oggetto per scaricarsi. Tale oggetto può essere ben lontano della Cosa (das Ding), dall’oggetto primo che entra in gioco nel soddisfacimento. Esso è solo il sostituto di un oggetto primo, perduto, che tuttavia resta impresso sotto forma di assenza e orienta inconsciamente l’azione, perché è già operante nella vita fantasmatica. L’oggetto della fantasia fa parte della storia del soggetto, esso funzione per una persona e non necessariamente per un’altra, è legato a un dato individuo attrverso il suo scenario fantasmatico. Stato somatico, pulsione, oggetto e fantasia si ritrovano così interconnessi in un ciclo che può essere attivato in maniera esogena, ma anche in maniera endogena, se la fantasia è messa in tensione indirettamente, attraverso oggetti o situazioni capaci di evocarla. l’attivazione della fantasia genera allora uno stato somatico spiacevole che, per il tramite della pulsione, si scaricherà mediante un’azione che coinvolge un oggetto.  Ci troviamo dunque in un circolo vizioso che coinvolge corpo, pulsione, oggetto e fantasia in un ciclo attivabile a ripetizione e talvolta in modo inatteso. Si vede in quale misura l’oggetto non può essere preso nel senso letterale del temrine: dobbiamo concepirlo come  facente parte di una situaizone, di un comportamento, di un sintomo organizzato dalla fantasia del soggetto.