Il tabù è organizzato fondamentalmente in divieti e restrizioni che si differenziano dai divieti religiosi o morali. Wundt interpreta il tabù come il più antico codice di leggi non scritte dell’umanità. Il tabù si fonda su una forza magica che anima persone e spiriti, e da questi può irradiarsi grazie alla mediazione di oggetti inanimati. I tabù possono essere permanenti o temporanei. Sembra che i divieti connessi al tabù si fondino su una teoria che lo rende necessario, poiché certe cose e certe persone sono dotate di una forza pericolosa in grado irradiarsi attraverso l’oggetto. Qualcosa di questa pericolosità sembra entrare in gioco. Alcune persone o cose ne possiedono di più rispetto alle altre, e la pericolosità cambia in relazione a questa differenza. Chi trasgredisce uno di questi divieti acquisisce a sua volta le proprietà della cosa proibita. Il “Tabù”, si tratti di oggetti, persone, località o di circostanze temporanee, diventa portatore e fonte di questa misteriosa magia. Wundt afferma che le fonti reali dei tabù andranno cercate in profondità e non negli interessi dei ceti privilegiati: “esse sgorgano là dove hanno origine gli impulsi più primitivi e al tempo stesso più costanti dell’uomo, nel timore dell’azione di potenze demoniache”. La credenza alla base del tabù delle origini nell’esistenza di una forza demoniaca nascosta nell’oggetto, il venir a contatto della quale provocherebbe la punizione del colpevole attraverso un incantesimo, rappresenterebbe secondo Wundt quel “timore oggettivato”, non ancora sviluppatosi come nelle forme più evolute della “venerazione” e “orrore”. Agli albori, il tabù non era ancora caratterizzato da una distinzione sacro/impuro. Il Tabù si accomuna sia al sacro che al profano e cioè è caratterizzato dall’orrore di entrare in contatto con la forza demoniaca.