Totem e tabù (1912-13): Il ritorno del totemismo nei bambini (5-6)

“La festa è un eccesso permesso, anzi offerto, l’infrazione solenne di un divieto. Gli uomini si abbandonano agli eccessi non perché siano felici per un qualche comando che hanno ricevuto. Piuttosto, l’eccesso è nella natura stessa di ogni festa; l’umore festoso è provocato dalla libertà di fare ciò che altrimenti è proibito”[1].  L’eccesso è insito nell’idea stessa di festa; I’animo festoso è dovuto alla libertà di fare ciò che in altri contesti sarebbe proibito. Gli appartenenti al clan, consumano il totem e così si santificano. La psicoanalisi, ricorda ancora Freud, ci ha insegnato che l’animale totemico è il sostituto del padre. Lo dimostra il fatto che l’uccisione dell’animale, normalmente proibita, diventa occasione per festeggiare: l’animale viene ucciso e allo stesso tempo compianto. Inoltre, la psicoanalisi ci orienta verso l’ipotesi di uno stretto legame tra totemismo ed esogamia, sottolineando anche la loro origine contemporanea. Il pasto totemico si presenta nella forma originaria del sacrificio. Lo stesso dio, questa è l’idea di fondo, è in realtà l’animale totemico, sganciatosi, per dir così, dall’animale, in una fase più avanzata del sentimento religioso. L’animale perde la sua sacralità, e il sacrificio non è più messo in relazione con la festa totemica, l’animale diventa cioè una mera offerta alla divinità, ci si priva di qualcosa per onorare il dio. Freud sottolinea che nella storia è possibile registrare l’identità del pasto totemico con il sacrificio animale e l’identità tra il sacrificio degli dei umani incarnati e l’Eucarestia cristiana. È possibile cioè riconoscere in tutte questi riti, la gli effetti di quel crimine che ha tanto oppresso gli uomini. Crimine del quale tuttavia essi, sostiene Freud, dovettero andare superbi (uccisione del padre primitivo dell’orda). La Comunione cristiana, in questa prospettiva può essere letta come una ripetizione dell’atto da espiare, una nuova eliminazione del padre.


[1] S. Freud, Totem e tabù e altri scritti, op. cit., p. 144.