Teleguardato

Fonte: Jacques Lacan, Il Seminario – Libro XI – I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi 1964, Enaudi, Torino, 2003, p. 106-114.

L’illusione, dunque, svolge qui una funzione essenziale. Non è nient’altro a colpirci allivello stesso dell’esperienza clinica, quan­do, rispetto a ciò che si può immaginare dell’attrattiva verso l’al­tro polo come ciò che congiunge il maschile al femminile, coglia­mo la prevalenza di ciò che si presenta come il travestimento. Senza alcun dubbio, è tramite le maschere che il maschile e il femminile si incontrano nel modo più acuto, più ardente.

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In un modo vago e preciso al contempo, e che riguarda solo il successo dell’opera, Freud formula che, se una creazione del desiderio, pura a livello del pittore, assume valore commerciale – gratificazione che si può comunque qualificare come secondaria – è perché il suo effetto ha qualcosa di proficuo per la società, per ciò che, della società, ne è implicata. Restiamo ancora nel vago per dire che l’opera tranquillizza le persone, le riconforta, facendo vedere loro che ci possono essere alcuni che vivono sfruttando il proprio desiderio. Ma perché ciò le soddisfi cosi tanto, bisogna pure che ci sia anche quest’altra incidenza, che il loro desiderio di contemplare vi trovi un certo acquietamento. Questo eleva loro l’anima, come si dice, vale a dire le incita alla rinuncia. Non vedete che qui si indica qualcosa di quella funzione che ho chiamato doma- sguardo?

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Che cosa ci seduce e ci soddisfa nel trompe-l’œil? Quando ci appassiona e ci mette in giubilo? Nel momento in cui, con un semplice spostamento dello sguardo, possiamo accorgerci che la rap-presentazione non si muove con esso, e che li non c’è che un trompe-l’œil. Giacché, in quel momento, appare come qualcosa d’altro rispetto a quello che si spacciava, o piuttosto si spaccia ora come essendo questo qualcosa d’altro. Il quadro non rivaleggia con l’apparenza, rivaleggii con ciò che Platone indica al di là dell’apparenza come Idea. E perché il quadro è questa apparenza che dice di essere ciò che dà l’apparenza, che Platone insorge contro la pittura come un’attività rivale della propria.

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Vediamo, dunque, che lo sguardo opera in una certa discesa, discesa di desiderio indubbiamente, ma come dirlo? Il Soggetto non vi è completamente. È teleguardato. Modificando la formula che io do’ del desiderio in quanto inconscio – il desiderio dell’uomo è il desiderio dell’Altro – dirò che si tratta di una sorta di desiderio all’Altro, in fondo al quale c’è il dare-da-vedere.