Psicologia delle folle: Il potere delle parola

 

Le parole hanno presa sulle masse come immagini. Come per i bambini o i selvaggi, le parole sono le cose stesse. Cambiare le parole significa cambiare le cose. Il capo popolo lo sa che cambiando le parole cambia le cose. Spesso si cambiano i nomi per sedare le masse. Le parole cambiano molto lentamente ma cambiano le immagini che esse evocano, vi è uno slittamento continuo del significato: quando si parla alle masse bisogna sapere l’effetto che quelle parole hanno sulle masse in quel momento.

Il primo fattore che colpisce le masse è l’immagine, infatti la vera forza di una parola non dipende dal significato a cui essa rimanda ma all’immagine che essa suscita. Spesso le parole provocano immagini vaghe: ma questa vaghezza che crea una certa nebulosità di senso, invece di insospettire o far diffidare, accresce il mistero e di conseguenza il potere sulle folle. “Una delle funzioni essenziali degli uomini di Stato consiste nel ribattezzare con parole popolari, o quanto meno innocue, le stesse cose che con i vecchi nomi erano detestate dalle folle”[1].

Le masse desiderano le illusioni, non vogliono mai la realtà. La scienza oggi sta prendendo questo posto: istillare illusioni. Razionalità ed esperienza non conta più niente se non è dimostrabile scientificamente. “Le folle non hanno mai avuto sete di verità. Davanti alle evidenze sgradevoli, si ritraggono, preferendo deificare l’errore, se questo le seduce. Chi sa illuderle diventa facilmente il loro padrone; chi tenta di disilluderle è sempre la loro vittima”[2].


[1] G. Le bon, Psicologia delle folle, Longanesi, Milano, 1996, p. 140

[2] G. Le bon, Psicologia delle folle, op. cit., p. 144