L’oggetto che si illumina di luce radente

Il fallo non è un fantasma in quanto effetto immaginario. Il fallo non è neanche un oggetto. Non è nemmeno l’organo che simbolizzo. È un significante. È il significante che designa gli effetti di significato. È il significante in quanto ordina tutto l’universo della significazione. Produce, in quanto significante, tutti gli altri significanti, produce tutti gli effetti su cui poi poggia il desiderio. È il catalizzatore del desiderio.

Il fallo è un significante che è destinato a designare nel loro insieme tutti gli effetti della significazione. È tutto quello che fa capo agli effetti che produce.

L’oggetto di desiderio, per Lacan, non è l’oggetto immaginario positivo, come avviene per Klein. Infatti, per quest’ultima, il fallo in quanto oggetto immaginario attira su di sé la distruzione o la riparazione: il quadro dell’anziana (vedi gli ultimi due post) non è l’oggetto causa, l’oggetto mancante, effetto dello svuotamento significante, non è oggetto della mancanza: è mancanza d’oggetto causa. L’oggetto di Lacan opera in modo decentrato, di sbieco. Un esempio, per meglio comprendere questo passaggio, potrebbe essere la storia dell’uomo ubriaco che di notte cerca le chiavi di casa. Una guardia notturna gli si avvicina e chiede “Posso aiutarla?” e lui risponde “Sì, sto cercando le chiavi di casa”. La guardia, “Dove Le ha perse?”, “Laggiù!”, risponde l’ubriaco. E la guardia di nuovo “Ma allora perché le cerca qui?!”. “Perché qui c’è la luce, laggiù non si vede niente!” risponde il signore. L’oggetto non ha la concretezza di un ente illuminato dal linguaggio raffigurabile o dicibile. È qualcosa di perso. La descrizione, il linguaggio può illustrarlo solo in modo radente. L’oggetto si illumina di luce radente.

L’oggetto della sublimazione non è l’oggetto metaforico ma l’oggetto metonimico. La sublimazione per Lacan (a differenza di Klein) non è una metafora ma una metonimia. È una circoscrizione del bordo. L’atto sublimativo è l’atto che rilavora la mancanza. È una metonimia, non una metafora.