L’ipotesi del feedback facciale e Teoria vascolare dell’afferenza emotiva

I sostenitori dell’Ipotesi del feedback facciale considerano le espressioni facciali capaci di generare reazioni propriocettive, motorie, cutanee e vascolari in grado di condizionare il processo emotivo.

Ci sono due versioni di questa ipotesi, la prima, forte, sostiene che le espressioni facciali, da sole, sarebbero sufficienti a fare nascere l’emozione; la seconda, debole, sostiene che il feedback facciale aumenta solo l’intensità e la durata dell’emozione, ma non basta per generare un’emozione. Ci sono delle evidenze empiriche per la versione debole, invece per la versione forte  sono ancora molte le questioni da approfondire.

Secondo la teoria dell’autopercezione di Laird, alcuni soggetti sono più sensibili alle espressioni facciali. Gli effetti del feedback facciale si riscontrano più frequentemente negli individui che offrono più attenzione focale ai segnali da loro stessi prodotti rispetto a quelli che non hanno quel livello di attenzione.

La Teoria vascolare dell’efferenza emotiva si fonda sull’ipotesi che una certa modalità e ritmo della respirazione nasale sarebbe in grado di assicurare il raffreddamento termico della regione talamica, alla base del mantenimento degli stati emotivi positivi (raffreddamento ipotalamico), di contro, un innalzamento del valore termico ipotalamico, sarebbe associato a stati emotivi negativi.

Per finire accenniamo a Damasio che rilegge la teoria di James come il superamento del cosiddetto “errore di Cartesio”, ovvero del dualismo radicale fra mente e corpo. Damasio suggerisce una visione unitaria dell’organismo: “mentalizzazione del corpo” e “somatizzazione della mente”. Le emozioni sarebbero il risultato di una convergenza sinergica tra mente e corpo: i processi mentali sono processi valutativi della situazione ma implicano sempre il funzionamento del corpo, e delle modificazioni somatiche connesse al sistema nervoso periferico. Inoltre Damasio sottolinea la distinzione tra emozioni primarie, cioè quelle risposte spontanee, innate e precodificate dell’organismo a determinate condizioni ambientali, riconducibili a cinque famiglie: gioia, tristezza, collera, paura e disgusto, e emozioni secondarie, connesse con l’apprendimento e con l’esperienza personale (colpa, vergogna, orgoglio e così via).