La funzione del velo

Brani antologici Seminario IV: Jacques Lacan, Il seminario. Il libro IV. La relazione d’oggetto, Enaudi, Torino, 2007. L’oggetto feticcio

Lo troverete espresso in mille modi una volta che lo avere visto. Questo tema fondamentale, della donna che si dà, che cosa esprime a guardarlo da vicino se non l’affermazione del sono? Ci ricolleghiamo qui all’esperienza psicologica concreta, così come ci viene data, che in questo caso è paradossale. Nell’atto d’amore, chi riceve realmente è la donna, riceve molto più di quanto non dia. Tutto indica, e l’esperienza analitica vi ha messo l’accento, che non vi è posizione più raggiante e personale più divorante sul piano immaginario. Se tutto questo è rovesciato nell’affermazione contraria, e cioè che la donna si dà, è nella misura in cui deve essere cos’ sul piano simbolico, vale a dire chela donna deve dare qualcosa in cambio di quello che riceve, cioè il fallo simbolico. (S4, 152)

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Partendo dal punto più altro della struttura, fermiamoci dunque un istante a questa posizione d’interposizione che fa sì che quel che è amato nell’oggetto d’amore è qualcosa che sta al di lui. È indubbio, questo qualcosa non è niente, ma ha la proprietà di esserci simbolicamente. Proprio perché è simbolo, non solo può, ma deve essere questo niente, che cosa può materializzare per noi in modo netto quella relazione di interposizione – che fa sì che quel che è preso di mira sta al di là di ciò che si presenta – se non quella che davvero è una delle immagini più fondamentali della relazione umana con il mondo, cioè il velo, il sipario? Sul velo si dipinge l’assenza. Non è altro che la funzione del sipario come tale. Il sipario acquista il suo valore, il suo essere e la sua consistenza nell’essere appunto ciò su cui si proietta e si immagina l’assenza. (S4, 153)

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(soggetto) . |(sipario) (oggetto).__.(niente) : ecco il soggetto è l’oggetto e quell’aldilà che è niente o anche il simbolo, o anche il fallo in quanto manca alla donna. Ma appena si piazza il sipario, su di esso può prendere allora il posto della mancanza ed essere come tale anche il supporto dell’amore, ma lo è proprio perché non è il punto in cui s’innesta il desiderio. In un ceto qual modo il desiderio appare qui come metafora dell’amore, ma ciò che lo àncora, ossia l’oggetto, appare invece in quanto illusorio e in quanto valorizzato come illusorio. (S4, 154)

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Eccola, la struttura. L’abbiamo nel rapporto tra l’aldilà e il velo. Sul velo può immaginarsi, cioè instaurarsi come cattura immaginaria e posto del desiderio, la relazione con un aldilà, fondamentale in ogni instaurazione della relazione simbolica. Si tratta qui della discesa sul piano immaginario del ritmo ternario del soggetto-oggetto-aldilà, fondamentale nella relazione simbolica. In altri termini, nella funzione del velo si tratta della proiezione della posizione intermedia dell’oggetto.(S4, 155)

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Mi ricordo di avere impiegato una volta il paragone con il film, dove un’inquadratura improvvisamente si fissa, subito prima del momento in cui ciò che è cercato nella madre, vale a dire il fallo che ha o che non ha, deve essere visto come presenza-assenza e assenza-presenza. La rimemorazione della storia si ferma e si sospende al momento immediatamente precedente. (Ibidem)

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Parlo dei rimemorazione della storia, dato che non vi è altro senso da dare al termine di ricordo di copertura, così fondamentale da dare al termine di ricordo di copertura, così fondamentale nella fenomenologia e nella concettualizzazione freudiane. Il ricordo di copertura, la Deckerinnerung, non è semplicemente un’istantanea, è un0interruzione della storia, un momento in cui si ferma e si fissa, e in cui, allo stesso tempo, indica il seguito del suo movimento al di là del velo. Il ricordo di copertura è collegato alla storia da tutta una catena, è un punto di arresto in questa catena, e in questo è metonimico, poiché la storia, per sua natura, continua. Fermandosi qui, la catena indica il suo seguito ormai velato, il suo seguito assente, vale a dire la rimozione di cui si tratta, come Freud dice chiaramente. (S4, 155-156)

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Ciò che è stato intravisto anche da Freud ed  presente nel nostro schema. Freud dice che il feticismo è una difesa contro l’omosessualità, e Gillespie nota che il confine tra i due è straordinariamente esile, insomma, ritroviamo un’alternanza di identificazioni nelle relazioni con l’oggetto amoroso, relazioni che organizzano questo ciclo nel feticista. Identificazione con la donna, confrontata con il pene di struttura, con il fallo immaginario delle esperienze primordiali del periodo orale-anala, centrate sull’aggressività della teoria sadica del coito. In effetti parecchie esperienze rimesse all’ordine del giorno dall’analisi mostrano un’osservazione della scena primaria percepita come crudele, aggressiva, violenta e persino assassina. Inversamente, identificazione del soggetto con il fallo immaginario, che lo fa essere per la donna un puro oggetto che essa può divorare e al limite distruggere. (S4, 158)

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Il bambino si trova a confrontarsi con questa oscillazione tra i due poli della relazione immaginaria primitiva in un modo che possiamo definire grezzo, prima che la relazione sia instaurata nella sua legalità edipica attraverso l’introduzione del padre come soggetto, centro di ordine e di possesso legittimo. Egli è abbandonato all’oscillazione bipolare della relazione tra due oggetti inconciliabili, che finisce comunque in uno sbocco distruttivo o addirittura assassino. Ecco cosa si trova in fondo alle relazioni amorose ogni volta che sorgono dalla vita del soggetto, tendono ad abbozzarsi e tentano di ordinarsi. In una certa via di comprensione dell’analisi che è precisamente la via moderna, e che su questo punto ricorda un po’ il mio stesso percorso, è qui che l’analista interviene per far percepire al soggetto l’alternanza delle sue posizione e al tempo stesso al loro significazione si può dire che in un certo qual modo egli introduca la distanza simbolica necessaria affinché il soggetto ne scorga il senso (S4, 158-159)

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Le osservazioni qui sono estremamente ricche e fruttuose, quando mostrano ad esempio le mille forme che può prendere, nell’attualità della vita precoce del soggetto, il de completamento fondamentale che lo consegna alla relazione immaginaria sia attraverso la via dell’identificazione con la donna sia occupando il posto del fallo immaginario, vale a dire, comunque, in una insufficiente simbolizzazione della relazione terza. Gli autori notano con molta frequenza la ripetuta assenza del padre nella storia del soggetto, la carenza, come si suol dire, del padre come presenza: parte per un viaggio, va in guerra, ecc. . (S4, 159)