Il rimosso de-temporalizzato (18/23)

Il rimosso è l’inconscio.

Le rappresentazioni sono messe in disparte, a lato, isolate.

La messa in disparte della rappresentazione, la sottrazione di essa dalla rete di associazioni ha come conseguenza un certo sapere/non sapere, una vaga consapevolezza di qualcosa che resta opaco.

La rimozione in tre movimenti: rimozione originaria, rimozione secondaria o post-rimozione e ritorno del rimosso attraverso i derivati dell’inconscio, per i quali sono necessarie altre rimozioni secondarie, che a loro volta necessiteranno di altre rimozioni e altri ritorni e così via.

La rimozione si produce per opporsi ad uno stato somatico dispiacevole che potrebbe emergere per il fatto che una determinata rappresentazione (rimossa) emerga.

La rappresentazione rimossa viene isolata ed investita da una forte carica affettiva e la sua partecipazione alla catena associativa dovrebbe essere più preponderante, invece accade esattamente il contrario, essa viene messa in disparte, isolata, nascosta.

Subisce l’attrazione di ciò che è già rimosso e questa “funzione calamita” è assunta da un nucleo rimosso nella rimozione originaria.

Il controinvestimento è fondamentale per stabilizzare la rimozione originaria, esso agisce su di una rappresentazione che funge da soglia, frontiera che nelle catene associative, apre un leggero varco sul ricordo rimosso.

Il controinvestimento è un’azione cosciente e allo stesso tempo funge da canale di accesso al ricordo rimosso.

La rappresentazione oggetto del controinvestimento può essere contraria, opposta a quella inconscia.

Il controinvestimento può essere una fitta rete di associazioni che si sostituisce a una certa rappresentazione per impedirle di affiorare alla coscienza.

La rimozione originaria rimuove una rappresentazione che condensa rappresentazioni arcaiche e primitive. È un primo passaggio di frontiera, una prima forma abbozzata di differenziazione, un primo tratto di fondazione della nostra esistenza.

Il punto è: la rimozione è un processo riversibile? Il lavoro analitico consiste nel far riaffiorare alla coscienza il rimosso? In questo senso la rimozione implicherebbe uno sbrigliamento via via sempre più efficace del rimosso grazie al quale prosciugare la rappresentazione dal quantum somatico (insostenibile) ad essa agganciato?

La rimozione, sia quella primaria che quella secondaria agisce sulla rappresentazione e non sullo stato somatico ad essa connessa.

La rimozione produce uno sganciamento tra la rappresentazione e l’affetto.

La condizione precedente alla rimozione è una condizione priva dell’inconscio, dove è la componente biologica della coscienza percettiva a predominare e non la coscienza di pensiero.

Ciò che si colloca nel pre-rimozione è atemporale perché le rappresentazioni non sono messe in catena associativa, sono slegate l’una dall’altra, non sono messe in serie.

Il rimosso essendo de-temporalizzato, messo fuori catena associativa, finisce in un bacino di tracce mnestiche immodificabili.

La traccia inconscia è qualcosa di diverso da una rappresentazione memorizzata.

La rimozione fissa qualcosa, frammenti slegati, sfilacciati, che spingono per entrare in gioco nella nostra vita.

Reminiscenze confuse, evanescenti, involontarie. Ricordi deformati, irriconoscibili, staccati dalle origini, scollegati dagli altri ricordi. Ricordi estranei, stranieri.