Il pointing e la lallazione

Alcuni ricerche sullo sviluppo del linguaggio nelle psicosi precoci avanzano l’ipotesi che la mancanza del linguaggio verbale nei bambini affetti da autismo sia connessa all’insufficienza di comunicazione preverbale nelle prime fase di vita. In particolare il pointing e la lallazione, molto importanti nell’interazione della madre con il bambino. Il pointing che rappresenta il gesto dell’indicare, compare nel bambino normale fra i 12 e 18 mesi ed ha carattere d’intenzionalità comunicativa. È fondamentale per lo sviluppo del linguaggio verbale e simbolico, e per lo sviluppo del Sé. Infatti, il puntare il dito, comporta il riconoscimento e l’accettazione della distanza tra Sé e l’oggetto. Il gesto dell’indicare è accompagnato dalla verbalizzazione e ciò favorisce l’accettazione e il riconoscimento della distanza tra il dito e l’oggetto desiderato. Inoltre indica la maturazione della consapevolezza del Sé e del non-Sé.

Il bambino autistico sostituisce al gesto dell’indicare l’uso della mano dell’altro. Tale processo, suggerisce Tustin, emerge nel momento in cui il bambino avrebbe dovuto avviare la separazione del suo corpo da quello della madre ed invece utilizza le parti di quel corpo come un prolungamento del suo. Il “prendere la mano dell’altro” potrebbe esser il frutto dell’identificazione adesiva: il bambino autistico s’“incolla” all’altro includendolo in un sé senza fine e utilizzando questa nuova appendice come un prolungamento di sé. Anche se sono queste ipotesi molto affascinanti, resta il compito di sostenerle con le dovute metodologie scientifiche.

La lallazione, risulta essere altamente comunicativa, soprattutto dopo i 7-9 mesi, quando il bambino produce sequenze di suoni facenti parte del sistema fonologico della lingua della cultura di appartenenza. Questo processo presuppone un lavoro d’integrazione intellettiva che include sia la capacità di porre attenzione che quella di comprendere il discorso degli altri. Secondo Tustin, i bambini psicotici non “giocano” con i suoni che scaturiscono naturalmente da predisposizioni innate, ma producono invece suoni idiosincratici, creati da sé senza nessun significato comprensibile.