HAND IN CAP

Nella definizione di handicap fatta dall’OMS nella Classificazione Internazionale delle Menomazioni e delle Disabilità e degli Svantaggi Esistenziali (1980) si distinguono i seguenti concetti: menomazione: “Qualsiasi perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione  psicologica, fisiologica o anatomica”; disabilità: “La riduzione o la perdita di capacità funzionali ( capacità di compiere un’attività di base quale ad esempio camminare, mangiare, lavorare) conseguente alla menomazione, nel modo e nell’ampiezza considerati normali per un essere umano”; handicap: “Lo svantaggio vissuto a causa della menomazione e/o della disabilità, che limita o addirittura rende impossibile la realizzazione di un ruolo sociale concepito come normale in relazione all’età, al sesso ed al contesto socio-culturale della persona.”.

Il termine handicap non va inteso in senso negativo, dal punto di vista etimologico deriva dall’inglese “hand in cap”, “mano nel cappello”, indicando il sorteggio della posizione che i cavalli assumono allo starter nelle corse al trotto e la relativa penalizzazione per impedire privilegi e favoritismi. Svantaggio nella corsa al trotto metaforicamente designa lo svantaggio nella corsa della vita. Nell’antichità si escludeva a priori la categoria dell’handicap e si riconoscevano solo i valori della forza fisica e della bellezza. L’uomo era sprovvisto di quei strumenti attraverso i quali poter spiegare l’handicap in termini razionali e ricorrendo al mero pregiudizio lo riteneva una colpa individuale o il retaggio di colpe riconducibili ai propri avi. Le uniche soluzioni erano la morte e l’abbandono, una sorta di riconsegna alle sorti del destino. Oggi con l’evoluzione della scienza e della medicina, l’handicap è considerato come accidente individuale e non più una colpa.

Nel 1999 l’OMS produce una nuova Classificazione delle Menomazioni, delle Attività personali (quelle che prima erano definite Disabilità) e della Partecipazione sociale (precedentemente definite handicap o svantaggio esistenziale) nella quale si ridefiniscono alcuni concetti fondamentali alla base della definizione di patologia: si sostituisce il termine disabilità con “attività personali” e a proposito delle conseguenze sociali della malattia non si usano più le parole handicap o svantaggio ma l’espressione “diversa partecipazione sociale”. In dettaglio, nel primo caso (attività personali) ci si riferisce alle limitazioni biologiche, di durata e di qualità che una persona soffre nelle proprie attività (qualsiasi esse siano) causata da una menomazione strutturale o funzionale, la persona con deficit in questo caso si definisce diversamente abile. Per quanto riguarda il concetto di “partecipazione sociale” sono prese in considerazione le restrizioni di natura, durata e qualità che una persona subisce nelle diverse aree della propria vita a causa dell’interazione delle menomazioni e dei fattori contestuali.