Emozioni: sovrastima delle reazioni fisiologiche

Alcuni aspetti delle scoperte fatte da Schachter e Singer sembrano non confermare la teoria dei due fattori. Infatti, nell’esperimento con il Suproxin, il gruppo di controllo, ovvero i soggetti che hanno avuto un placebo, non hanno avuto nessuna attivazione del sistema nervoso simpatico e nonostante ciò si mostrarono più arrabbiati rispetto ai soggetti informati. Il punto era, se non si trovavano in uno stato di attivazione, perché allora il gruppo di controllo agiva in modo collerico? L’ipotesi avanzata da Schachter e Singer è che un placebo non ostacola il realizzarsi di uno stato di attivazione. È possibile cioè che, solo per aver partecipato all’esperimento, anche in alcuni dei soggetti sottoposti a placebo, si fosse avuto un incremento dell’attivazione prodotta dal sistema nervoso simpatico. Tra i sottoposti al placebo, quelli attivati fisiologicamente nel corso dell’esperimento, furono i soli ad imitare il complice. Secondo Schachter e Singer, questi soggetti reagivano emotivamente solo se si sentivano obbligati a cercare una spiegazione al loro stato di attivazione. Inoltre, altro dato rilevante è che i soggetti che agivano in modo irritato coinvolti dal complice non descrivevano sensazioni sgradevoli. Addirittura asserivano di sentirsi felici. Tale stranezza evidenzia innanzitutto che l’espressione emotiva e le esperienze emotive soggettive possono non essere sincronizzate insieme. I militari con il midollo spinale lesionato, studiati da Hohmann (1966), dimostrarono con estrema chiarezza questo punto: essi asserivano che a volte investivano emotivamente le loro azioni anche quando in realtà sentivano che le loro sensazioni non coincidevano con le azioni che compivano.  Come quando assumiamo atteggiamenti tristi per dimostrare solidarietà empatica con i problemi di qualcuno o quando ci mostriamo felici nonostante i numerosi problemi che ci assillano.

R. Reisenzein (1983) ha condotto molti esperimenti per verificare la veridicità della teoria di Schachter. Reisenzein studiò se il calo dell’attenzione attenuasse l’intensità emotiva. Arrivò a criticare le conclusioni desunte dalle ricerche sui pazienti con lesioni al midollo spinale: visto che essi risentono di una diminuzione dell’attivazione fisiologica e delle emozioni, si è concluso che, tale condizione produce una diminuzione delle emozioni. Reisenzein ritiene possibile che ciò non sia  necessariamente dovuto a questioni fisiologiche. È possibile che i pazienti con lesioni affrontino la loro situazione reprimendo le emozioni per meglio affrontare il loro disagio e lo sconforto che ne consegue. L’attenuazione delle emozioni può cioè essere connesso ad una condizione depressiva piuttosto che con la perdita di stimoli fisiologici.

Reisenzein ha analizzato anche i dati provenienti da ricerche fatte con i beta-bloccanti, una nuova classe di farmaci. Il propranololo e altri beta-bloccanti impediscono che l’azione prodotta dal sistema nervoso autonomo agisca sul cuore. Se la teoria di Schachter è giusta questi farmaci dovrebbero attenuare l’intensità emotiva, perché sono in grado di ridurre le reazioni cardiache. Invece i beta-bloccanti non preservano le persone sane da esperienze di ansia o di collera se queste emozioni sono indotte sperimentalmente in laboratorio. Tuttavia, in alcuni pazienti che indicano come segnale d’ansia l’accelerazione del battito cardiaco, i beta-bloccanti riportano alla normalità il battito cardiaco, alleviando la condizione di ansia. Tuttavia, questi farmaci non aiutano quei pazienti affetti da ansia patologica, cioè non producono nessun effetto ansiolitico (come fanno per esempio il Librium e il Valium).

A partire da queste ricerche Reisenzein concluse che le teorie classiche sull’emozione, quelle di James, Cannon e Schachter, avevano sovrastimato la funzione delle sensazioni fisiologiche nella emergenza le esperienze emotive. Secondo questo studioso, non ci sono prove sufficienti in grado di avallare la tesi che, affinché ci siano emozioni è necessario uno stato di attivazione fisiologica.

Reinsenzein propose una nuova lettura della teoria dei due fattori di Schachter: se l’attivazione fisiologica è prodotta artificialmente (per esempio mediante un’iniezione di adrenalina) e se una persona tende a considerare l’attivazione come indice di uno stato emotivo, allora lo stato di sensazioni si amplificano.