Settings in rete

Un altro modello di setting istituzionale, con cui la psicoanalisi si è cimentata per il trattamento delle psicosi nei minori, riguarda l’articolazione e la differenziazione degli interventi terapeutici nella rete territoriale.[1] Una visione comunitaria di rete, infatti, può rappresentare una dimensione o una metodologia che caratterizza l’intera vita istituzionale, condensando quel patrimonio culturale e affettivo condiviso e sostenuto da un forte senso di appartenenza che incide significativamente sull’orientamento evolutivo dell’intero contesto in cui si origina.

La realizzazione di questo assetto ha segnato anche in Italia una svolta decisiva (anche se ancora in corso) rispetto al sistema segregativo manicomiale ed è stata facilitata da un lavoro clinico di reintegrazione e reinserimento del paziente psicotico, che ha messo in risalto in modo via via sempre più chiaro, come la patologia individuale sia funzione di un disturbo più vasto che riguarda un intero gruppo, compreso la rete di relazioni intersoggettive tra i membri che lo compongono. Ci si orienta, seguendo questa prospettiva, verso un sistema che include oltre al paziente, anche la sua famiglia, il suo ambiente e la struttura sociale della comunità, dove l’attenzione può essere rivolta sia al soggetto sofferente, inteso come nodo distinto della rete, in correlazione con altri punti, oppure il disagio può essere visto come fenomeno diffuso all’intero reticolo, di cui il singolo paziente rappresenta un’emergenza sintomatica.[2]

In un intreccio dinamico saranno così interconnessi, aspetti tradizionalmente vissuti e situati in spazi separati facendo sì che la difficile mediazione avvenga attraverso il lavoro d’équipe territoriale, chiamata a definire la propria identità, la propria cultura e le strategie terapeutiche. Ricorrenti saranno le oscillazioni tra una tendenza all’isolamento difensivo verso il contesto esterno, alla propensione verso un atteggiamento di dispersione che si traduce spesso in una perdita di specificità. Tali variazioni periodiche esprimono le difficoltà di ogni equipe a realizzare un’autentica integrazione nella comunità, infatti per favorire questa ultima risulta necessario creare dei momenti di costruzione e di verifica consapevole di un punto di vista comprensivo, interno ed esterno, soggettivo e gruppale. Il campo stesso dell’equipe si struttura come un reticolo in cui si mettono in evidenza e in comune i vari punti di vista che favoriscono gli scambi, orientando di volta in volta la produzione di senso.

Questo modello, mobile e dinamico, può essere allargato dal singolo gruppo di lavoro alla più complessa rete di articolazioni che strutturano i differenti spazi terapeutici tenendo sempre presente sullo sfondo i diversi momenti del decorso patologico. Si configura quindi l’immagine di una mappa intersistemica costituita da vari nuclei operativi, con una relativa autonomia, ma con regolari scambi in entrata e uscita.[3]

La dinamica “individuo-gruppo-istituzione” viene approfondita a partire dalla riflessione sugli scopi, sulla circolazione d’informazioni all’interno e ragionando sulla permeabilità dei confini rispetto all’ambiente esterno. L’istituzione, considerata globalmente come un tutto che si articola in compiti, gerarchie, strumenti, strutture e persone, è vista all’interno di un gioco di forze sociali che, in diversa misura e secondo i diversi momenti, condiziona i vissuti e l’immaginario dei singoli e del gruppo nel suo complesso: ne consegue che il modo con cui si cura può essere fortemente influenzato dalle aspettative e dalle pressioni sociali, che si trasmettono a onde concentriche alla direzione, all’amministrazione, al personale, alle dinamiche di gruppo.[4]


[1] Marta Vigorelli, Il lavoro della cura nelle istituzioni. Progetti, gruppi e contesti nell’intervento psicologico, 2005, Franco Angeli, p. 102

[2] Petrella, F. (1981) Critica dell’istituzione psichiatrica e psicoanalisi. In Turbamenti affettivi e alterazioni dell’esperienza, Milano: Raffaello Cortina, 1993.

[3] Vigorelli, M. (2004). Modelli psicoanalitici di intervento istituzionale. Associazione di Studi Psicoanalitici, giornata di Studio “Psicoanalisi nelle Istituzioni”, in Psychomedia.

[4] Rice, A.K. (1976). Individual, Group, and Intergroup processes. In: Miller, E.J. (a cura di) Task and Organisation, London: Wiley.