Il venir meno dell’aiuto (4/14)

Il “venir meno dell’aiuto”[i], è un’esperienza improvvisa, travolgente, brutale, ogni punto di riferimento viene perso.

L’essere umano appena nato dipende in tutto e per tutto dall’Altro. I bisogni (fame e sete) causano l’aumento della tensione interna, la soddisfazione di questi bisogni è possibile solo grazie all’Altro, il neonato è incapace di provvedere da solo.

È una condizione di assoluta impotenza, uno stato di estremo bisogno di aiuto che produce angoscia, perché il neonato è incapace di intraprendere un’azione coordinata ed efficace. Tale situazione genera un forte incremento della tensione, del bisogno che travolge.

Questo stato di assoluta impotenza produce come corollario una strutturale dipendenza dalla madre, madre che per questo diventa onnipotente. Ecco perché siamo strutturalmente fondati dalla relazione con l’Altro.

L’essere-senza-aiuto è una condizione insostenibile per l’essere umano che per maturare dovrà essere in grado di procurarsi il cibo, ma per acquisire questa capacità ci vorrà del tempo.

La condizione di “essere-senza-aiuto” disorienta, è l’esperienza del senza fondo, dell’abisso.

Il disorientamento che produce questa esperienza è il fondamento della nostra capacità di rappresentare, è la condizione fondativa della possibilità di rappresentarci l’origine, un punto di partenza, un tempo iniziale.

Restare alla mercé dell’Altro inscrive nel fondo della rappresentazione un senza fondo, l’abisso.

I greci traducono “causa” con “abisso spalancato”, Kaos. È un’apertura spalancata che inghiotte tutto, senza direzione nel fondo. Sul piano estensivo abbiamo sempre una direzione, dalla causa all’effetto. Nel Kaos abbiamo un abisso senza direzione nel fondo.

Chi fosse risucchiato in questo abisso cadrebbe indefinitamente, perché finirebbe nell’illimitato e nell’informe. Parliamo di una condizione senza nessuna forma, nella quale non è possibile definire delle direzioni.

Nella genesi delle cose, da questo Kaos esce la prima cosa, la terra, una base per un piano alle cose, un piano sul quale poggiare le cose.

Il Kaos permane sotto la superficie della terra.

Verso un senso dell’origine, un’origine del senso, in quanto gioco permanentemente aperto alle simbolizzazioni.

La prima rappresentazione si fonda sul senza fondo.

Tutto ebbe inizio da lì, in un primo tempo lineare, primo pensiero sull’origine, primo pensiero che non può che essere uno stato corporeo, uno stato endosomatico che “dice” qualcosa circa quelle domande essenziali che ci accompagneranno per tutto il resto della nostra vita: “Chi sono? Da dove vengo? Cosa sono per te? Cosa vuole l’Altro da me?

Uno stato endosomatico che indica quel vuoto, quella mancanza dell’Altro che disorienta, che risucchia nel fondo senza fondo dell’abisso e tutto questo resta come quadro di tutto quello che verrà dopo, un vincolo, la cornice.

Non riusciremo mai a differenziarci del tutto da questo.


[i] Hilflosigkeit.