Il transfert istituzionale

Conseguentemente alle argomentazioni evidenziate nel post di ieri, possiamo dire che, il lavoro con l’adolescente che ha subito un breakdown evolutivo, deve tener ben presente lo stile di “valutazione” utilizzato per ingaggiare l’adolescente nelle istituzioni, espressione queste ultime del mondo adulto. Contemporaneamente, il curante dovrà modulare la relazione figlio-genitori, con l’obiettivo di ridurre le ripercussioni patogene nelle strutture autovalutative dell’Ideale dell’Io e Super-Io, azione resa possibile grazie al “transfert istituzionale” del minore e dei suoi stessi genitori verso il curante. Il “transfert istituzionale”, è rappresentabile come valenza psichica riconducibile al ruolo che il gruppo organizzato (la società) ravvisa nella figura del “professionista della mente” (psicologo, psicoterapeuta, pedagogista, educatore…): transfert che garantisce un contenitore strutturato per le angosce e le attese connesse all’incontro terapeutico stesso. Le angosce sottintese nel “transfert istituzionale” riconducono a quel mandato che ogni rappresentate del gruppo, ha verso il soggetto che vuole interagire con il gruppo stesso. Negli ultimi anni, le esperienze di clinica psicoanalitica in ambito istituzionale, in particolar modo con i minori gravemente sofferenti, ha esteso la ricerca verso una nuova teorizzazione del setting e della dimensione “controtransferale”, favorendo la comprensione dei processi psichici attivati nel gruppo, il riconoscimento dei legami intersoggettivi e le modalità di costruzione dell’intersoggettività.