Il paradigma della causalità

Nell’istanza della lettera l’idea di fondo è che il significante sia la causa del senso. L’uomo soffre di ciò che riguarda il senso. Se noi seguiamo le filiere del significante arriviamo a dei punti nodali che sciolgono la sofferenza. È un piano molto diverso dal piano della causalità organica/causalità psicologica. È qualcosa che viene a problematizzarsi nel Seminario XI: la beance causale. L’idea di Lacan è che c’è un’apertura. L’inconscio si costituisce come un’apertura che causa il desiderio. La beance causale è un’apertura, uno spalancamento rispetto alla continuità di una concatenazione. Se pensiamo al significante come parte di una catena pensiamo ad una concatenazione che produce un senso, quando pensiamo alla beance causale pensiamo ad una discontinuità. Nel Seminario XI la discontinuità viene a sovrapporsi alla questione di causalità.

Nella scienza la nozione di causalità è una nozione meccanicista, in greco la mêchanè è la macchina. A partire da Cartesio i corpi sono delle macchine. Il nostro corpo oltre alla macchina ha anche la res cogitas.

Agli albori della modernità concepiscono la realtà come una macchina. Dio ha dato una carica e tutti i meccanismi che si avviano procedono per conto loro. Il paradigma della causa è l’urto di due corpi. Solo la magia crede nella causalità a distanza. Occorre contatto, la causa è nell’urto di due corpi. Occorre che ci sia contiguità nel corpo che muove e in quello mosso, si trasmette una quantità di  moto da un corpo movente a quello mosso. Ecco il meccanicismo. Trasmissione di movimento e proporzione di movimento, la stessa quantità che da un corpo passa ad un altro.