Giunione o della sessualità

Giunione è sicuramente la divinità femminile più importante del Pantheon romano. Proteggeva le donne sposate e garantiva la buon riuscita  delle nascite e per questo ebbe l’appellativo di Lucina, colei che porta i neonati “alla luce”.

Da protettrice della fecondità diventerà per Vico anche l’emblema della scoperta del sesso, cioè la seconda esperienza che gli uomini primitivi ebbero dopo quella terrificante dei fulmini di Giove: I poeti teologi fecero de’ matrimoni solenni il secondo de’ divini caratteri dopo quello di Giove: Giunone, seconda divinità delle genti[1] .

La scoperta del sesso, come quella terribile del cielo,  non è diretta ma avviene attraverso la mediazione di un nome, che anche in questo caso si realizza nella immagine di un dio. La scoperta del sesso è accompagnata da un atto creativo che attraverso l’invenzione di una divinità, che ammorbidisce appunto la virulenza bestiale dell’atto copulativo, fa sì che paura e pudore si fondino nella figura di Giunone nella quale l’unione maschio-femmina si trasforma nell’incontro “sacro” uomo-donna necessario per la riproduzione della vita non  solo biologica ma anche civile e storica[2]: Ella è Giunione detta “giogale” da quel giogo ond’il matrimonio solenne fu detto “coniugium”, e “coniuges” il marito e la moglie – detta anco Lucina, che porta i parti alla luce, non già naturale, la qual è comune anco agli parti schiavi, ma civili ond’ i nobili son detti “illustri”[3]

Ma Giunione fu rappresentata anche con la fune al collo le mani legate e i piedi incastonati in due sassi , e Vico interpreta così: i due sassi indicavano la “solennità dei matrimoni” e la stabilità conseguente alle nozze; la fune rappresentava quello che in futuro sarà la fede nuziale, cioè l’ ‘anello’,  e inoltre è il simbolo della subordinazione delle moglie ai mariti: << […] con la fune al collo, per significare la forza fatta da’ giganti alle prime donne; – con la fune legate le mani, la quale poi appo tutte le nazioni s’ingentilì con l’anello, per dimostrare la suggezione delle mogli a’ mariti: – co’ sassi a’ piedi, per diinotare la stabilità delle nozze […][4].


[1]S.N., 511.

[2]Cfr. G. Cantelli. Alcune considerazioni, cit, p.125.

[3]S.N., 513.

[4]Ivi,  514.