Relazione di raffigurazione

[…]

2.1513 Secondo questa impostazione, appartiene dunque all’immagine anche la relazione di raffigurazione che la fa immagine.

2.1514 La relazione di raffigurazione consta delle coordinazioni degli elementi della immagine e delle cose.

2.1515 Queste coordinazioni sono come le antenne degli elementi della immagine, con le quali l’immagine tocca la realtà.

2.16 Il fatto, per essere immagine, deve avere qualcosa in comune con il raffigurato.

2.161 In immagine e raffigurato qualcosa deve essere identico, affinché quella possa essere una immagine di questo.

2.17 Ciò che l’immagine deve avere in comune con la realtà, per poterla a suo modo raffigurare – correttamente o falsamente -, è la sua forma di raffigurazione.

2.171 L’immagine può raffigurare ogni realtà della quale abbia la forma.

L’immagine spaziale, tutto lo spaziale; la cromatica, tutto il cromatico, ecc.

2.172 La propria forma di raffigurazione, tuttavia, l’immagine non può raffigurarla; essa la esibisce.

2.173 L’immagine rappresenta il suo oggetto dal di fuori (suo punto di vista è la sua forma di rappresentazione), perciò l’immagine rappresenta il suo oggetto correttamente o falsamente.

2.174 L’immagine non può tuttavia porsi fuori della propria forma di rappresentazione.

Fonte: Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916, Einaudi, Torino, 1979