I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo

5.6 I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo.

5.61 La logica riempie il mondo; i limiti del mondo sono anche i suoi limiti.

Nella logica dunque non possiamo dire: c’è questo e questo nel mondo, quello no.

Ciò infatti apparentemente presupporrebbe che noi escludiamo certe possibilità, e questo non può essere, poiché altrimenti la logica dovrebbe trascendere i limiti del mondo; solo così potrebbe considerare questi limiti anche dall’altro lato.

Ciò che non possiamo pensare, non possiamo pensare; né dunque possiamo dire ciò che non possiamo pensare.

5.62 Questa osservazione dà la chiave per decidere la questione, in che misura il solipsismo sia una verità.

Ciò che il solipsismo intende è del tutto corretto; solo, non si può dire, ma mostra sé.

Che il mondo è il mio mondo si mostra in ciò, che i limiti del linguaggio (del solo linguaggio che io comprendo) significano i limiti del mio mondo.

5.621 Il mondo e la vita sono tutt’uno.

5.63 Io sono il mio mondo. (Il microcosmo).

5.631 Il soggetto che pensa, immagina, non c’è.

Se scrivessi un libro “Il mondo come io lo trovai”, si dovrebbe in esso anche far riferimento al mio corpo e dire quali membra sottostiano alla mia volontà e quali no ecc.. Questo è un metodo per isolare il soggetto o piuttosto per mostrare che, in un senso importante, non vi è alcun soggetto. Cioè, di esso soltanto non si può far discorso in questo libro.

5.632 Il soggetto non appartiene al mondo, ma è un limite del mondo.

5.633 Dove, nel mondo, osservare un soggetto metafisico?

Tu dici che qui è proprio così come con occhio e campo visivo. Ma l’occhio in realtà non lo vedi.

E nulla nel campo visivo fa concludere che esso sia visto da un occhio.

[…]

5.634 […]

Tutto ciò che vediamo potrebbe anche essere altrimenti.

Tutto ciò che in ogni caso possiamo descrivere, potrebbe essere altrimenti.

Non c’è un ordine a priori delle cose.

5.64 Qui si vede che il solipsismo, portato avanti rigorosamente, coincide con il realismo puro. L’Io del solipsismo si contrae in punto inesteso e resta la realtà coordinata a esso.

5.641 Vi è dunque realmente un senso nel quale in filosofia si può parlare non psicologicamente dell’Io.

L’Io entra nella filosofia perciò che “il mondo è il mio mondo”.

L’Io filosofico è non l’uomo, non il corpo umano o l’anima umana della quale tratta la psicologia, ma il soggetto metafisico, il limite – non una parte – del mondo.

Fonte: Ludwig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916, Einaudi, Torino, 1979